La tensione tra Russia e Nato raggiunge nuovi livelli di allerta dopo gli episodi registrati nelle ultime ore nei cieli del Baltico e vicino all’Alaska. Il Comando aereo alleato ha confermato che due caccia Gripen ungheresi, nell’ambito della missione Baltic Air Policing, sono decollati dalla base di Siauliai, in Lituania, per intercettare cinque jet russi avvistati nello spazio aereo lituano. In un altro episodio, quattro F-16 statunitensi hanno affiancato un velivolo militare di Mosca nella zona di identificazione aerea vicino all’Alaska: l’aereo russo è rimasto in acque internazionali e non ha violato lo spazio americano o canadese, ma l’attività è stata giudicata «regolare» dal Norad, il Comando di difesa aerospaziale del Nord-America.
Da Mosca arrivano minacce dirette: l’ambasciatore russo in Francia, Alexey Meshkov, ha dichiarato che l’abbattimento di un aereo russo da parte della Nato significherebbe «guerra», sottolineando come anche velivoli occidentali entrino spesso nello spazio russo senza subire conseguenze. Sul fronte politico, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, ha accusato apertamente Nato e Unione Europea di aver già «dichiarato guerra alla Russia» attraverso il sostegno all’Ucraina.
Da Washington, il presidente Donald Trump ha espresso dure critiche a Vladimir Putin, parlando di «milioni di soldati persi» e di una guerra che non ha portato guadagni territoriali significativi. Trump ha invitato Mosca a fermarsi, mentre Kiev ha confermato di aver ricevuto il via libera dagli Stati Uniti per colpire obiettivi sul territorio russo.
Il rischio di escalation cresce dunque in un quadro già segnato da droni abbattuti in Polonia e sconfinamenti segnalati da Estonia e Romania. Il braccio di ferro tra Mosca e l’Alleanza Atlantica entra in una fase sempre più pericolosa.