Questa volta la buona sorte l’ha tradito ed è caduto nell’esercizio del suo mestiere di fotoreporter. Brent Renaud è il primo giornalista ucciso durante la guerra tra Russia e Ucraina. Il cronista americano, si trovava insieme ad alcuni colleghi su uno dei ponti di Irpin, una città a nord di Kiev, e stavano filmando l’esodo dei profughi, quando, invitati a bordo di un auto, mentre passavano davanti ad un check point sono stati raggiunti da dei colpi d’arma da fuoco uno dei quali, colpendolo al collo, è stato fatale. Tra quanti erano con lui anche Juan Arredondo, anch’egli fotogiornalista di origini colombiane e come Renaud lavora negli Stati uniti.
È stato proprio il collega, rimasto ferito e trasportato in un presidio sanitario, intervistato dalla giornalista del magazine italiano Internazionale, Annalisa Camilli, a raccontare gli ultimi atti della vita di Renaud, per quanto non abbia saputo dire se i proiettili siano stati sparati con certezza da cecchini russi, come dichiarato dal capo della polizia della regione di Kiev, Andrei Nebitov. Renaud era un filmaker indipendente che ha prodotto, insieme al fratello Craig, numerosi reportage dai teatri più caldi del mondo degli ultimi anni: dal terremoto di Haiti, dove ha raccontato il dramma dei bambini, ai quadranti del medioriente infuocato della Siria e dell’Afghanistan, oltre ad aver documentato la ferocia dei cartelli della droga in Messico.
I suoi lavori sono stati pubblicati su numerose testate di importanza internazionale come il New York Time a cui in un primo momento era stato associato, visto che aveva nella giacca un tesserino rilasciato a chi collabora con il quotidiano americano. Sdegno e proteste, oltre che di cordoglio, sono giunte da ogni parte del mondo per la morte di un cronista che, sempre secondo i testimoni oculari, indossava, così come i colleghi che erano con lui, la pettorina antiproiettile con la scritta “press”.
In particolare il governo di Washington ha usato espressioni dure per condannare l’episodio, con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che ha definito l’accaduto: «orribile e scioccante», aggiungendo che «mi consulterò con gli ucraini per capire cosa sia accaduto e per adottare misure adeguate. Risponderemo in modo proporzionale», ha annunciato Sullivan.