Il Governo cinese non perde tempo e risponde a tono ai dazi varati al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che prevedono tariffe del 10% sull’importazione del «Made in China». Da Pechino hanno annunciato una serie di provvedimenti da applicare al commercio delle risorse energetiche. Dal 10 febbraio prossimo il carbone e il gas naturale liquefatto, importati dagli Usa, saranno soggetti a un dazio del 15 per cento, mentre sarà prevista una tariffa del 10 per cento per quanto riguarda il petrolio greggio, le macchine agricole e le auto di grossa cilindrata.
Le altre manovre
Il Governo della Repubblica popolare ha annunciato, per i prossimi giorni, il lancio di un’indagine antitrust su Google, in merito a presunte violazioni commesse. Nel mirino del ministero del Commercio cinese, però, sono finite altre aziende, tra cui Pvh Group, colosso della moda newyorchese proprietario di marchi internazionali come Calvin Klein e Tommy Hilfiger, oltre a Illumina, società di biotech specializzata nel sequenziamento genomico, al centro di una collaborazione con Nvidia. «L’imposizione unilaterale di tariffe da parte degli Stati Uniti viola gravemente le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – hanno dichiarato dal ministero delle Finanze cinese – danneggia la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti».
Paura per i dazi sull’Europa
Sulla paura di probabili annunci di Trump sui dazi da applicare anche sui prodotti europei hanno detto la loro la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, durante l’incontro con gli ambasciatori a Bruxelles. «Occorre riconoscere che ci sono sfide potenziali nella relazione con gli Usa – ha dichiarato von der Leyen – se venisse presa di mira in modo arbitrario, la Ue risponderà con fermezza». Metsola ha sottilineato l’inutilità di guerre commerciali, soprattutto con un partner storico come gli Stati Uniti.
Il confronto a livello europeo
A livello dei 27 dell’UE, però, persistono posizioni discordanti. Il timore di fondo è che Trump possa portare avanti accordi bilaterali con alcuni degli Stati, in particolare con l’Italia. Da Bruxelles, intanto, a seguito del posticipo di un mese dei dazi per Messico e Canada, sperano che rafforzare l’intesa con Trudeau possa in qualche modo allontanare lo spettro dell’aumento delle tariffe doganali anche per l’Unione. «Se venissimo attaccati sulle questioni commerciali l’Europa unita dovrà farsi rispettare e reagire», ha commentato il presidente francese, Macron. Gli ha fatto eco il corrispettivo tedesco, Scholz: «Come forte area economica possiamo plasmare reagire ai dazi politici con altrettanti. Dobbiamo farlo e lo faremo».
La risposta da Londra
Dal premier britannico, Starmer presente, per la prima volta dopo la Brexit, alla riunione informale dei 27 Paesi Ue, non è arrivata la spallata prevista. Stando a quanto dichiarato dal Times, il governo inglese non avrebbe intenzione di sostenere l’Unione su eventuali ritorsioni commerciali contro gli Stati Uniti. Una decisione presa non in funzione anti-Ue, anzi, ma per non interrompere le relazioni con il Paese oltreoceano, un alleato strategico.