Volodymyr Zelensky sfida Vladimir Putin e rilancia. «Aspetterò Putin in Turchia giovedì, personalmente», ha annunciato, rispondendo alla proposta a sorpresa avanzata dal capo del Cremlino per trattative dirette a Istanbul tra Mosca e Kiev dal 15 maggio.
Il presidente ucraino ha così accolto l’invito di Donald Trump, che ha chiesto agli ucraini di andare a vedere le carte della Russia. In un primo momento il leader ucraino si era detto disponibile sì a colloqui diretti con la Russia entro la fine di questa settimana, ma solo se Mosca avesse sottoscritto prima un cessate il fuoco incondizionato.
Prima un cessate il fuoco
«Prima un cessate il fuoco di 30 giorni, poi tutto il resto», aveva specificato il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, in un post su Telegram.
Posizione questa che sarebbe stata condivisa anche dagli Stati Uniti: «Come ha ripetuto più volte il Presidente Trump, fermate le uccisioni. Prima un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e, durante questo periodo, avviare discussioni di pace globali. Non il contrario», aveva detto l’inviato di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg.
Il presidente turco Erdogan, che ha avuto un colloquio telefonico con Putin ieri in mattinata, ha confermato la disponibilità della Turchia a ospitare i colloqui di pace diretti tra le due parti.
Il passo verso una tregua
Il presidente russo aveva risposto alla richiesta di un cessate il fuoco di 30 giorni avanzata durante il vertice di Kiev dei leader di Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia. In una insolita dichiarazione letta ai giornalisti in una sala cerimoniale del Cremlino nel cuore della notte, Putin aveva accusato l’Ucraina di aver violato i precedenti cessate il fuoco, ma ha proposto a Kiev un incontro diretto a Istanbul per giovedì prossimo. «Siamo pronti per colloqui seri con l’Ucraina e vogliamo risolvere le cause profonde del conflitto», ha dichiarato Putin.
Già ieri, prima ancora della prima risposta di Kiev, era stato il presidente francese Emmanuel Macron a respingere la proposta del Cremlino: «Non ci possono essere negoziati mentre le armi parlano. Non ci può essere dialogo se, allo stesso tempo, i civili vengono bombardati», aveva detto il capo dell’Eliseo. Una linea condivisa anche dal Cancelliere tedesco Merz. «Ci aspettiamo che Mosca accetti ora un cessate il fuoco che possa consentire conversazioni reali in primo luogo», aveva detto Merz. «Prima devono tacere le armi, poi possono iniziare le conversazioni.
A Kiev abbiamo chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni con i nostri partner per fare spazio ai negoziati. L’Ucraina ha accettato questo senza se e senza ma. Se la parte russa sta ora segnalando la volontà di parlare, questo è inizialmente un buon segno. Ma non è affatto sufficiente». Nelle ore successive al discorso di Putin, la Russia ha lanciato più di 100 droni contro l’Ucraina, proprio quando sarebbe dovuto essere in vigore il cessate il fuoco di tre giorni dichiarato unilateralmente da Putin in occasione della Giornata della Vittoria.