La premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama hanno firmato un ampio accordo di cooperazione che coinvolge difesa, sicurezza, infrastrutture, energia, innovazione, salute e formazione. A Roma, a Villa Doria Pamphili, si è svolto il primo vertice intergovernativo tra Italia e Albania. «L’Italia è il primo partner commerciale dell’Albania — ha dichiarato Meloni — e il nostro è un rapporto straordinario, fondato su fiducia e amicizia».
Un’intesa che arriva due anni dopo quella che prevedeva la creazione di due centri per migranti in territorio albanese, a Shengjin e Gjader, gestiti sotto giurisdizione italiana. I centri, capaci di ospitare fino a 3mila persone, dovrebbero consentire un flusso annuale di circa 36mila migranti. «È un accordo di respiro europeo — ha sottolineato Meloni — che dimostra come si possa cooperare nella gestione dei flussi migratori, contrastando il traffico di esseri umani e accogliendo solo chi ha diritto alla protezione internazionale».
C’è un «legame storico, culturale ed emotivo che unisce i nostri Paesi», spiega Rama, aggiungendo che un’intesa simile «non sarebbe stata possibile con nessun altro Stato Ue».
Un’attuazione del protocollo che però incontra ancora ostacoli legali: i centri in Albania, costati oltre 670 milioni di euro in cinque anni, restano in gran parte vuoti. Nel frattempo, la nave Cassiopea ha trasferito a Shengjin 49 migranti, di cui cinque — tra minori e vulnerabili — sono già tornati in Italia. Il governo resta fiducioso, mentre l’Unione europea si prepara al nuovo Patto sulle migrazioni che potrebbe ridefinire l’intero quadro normativo.










