«Aprire le porte per lasciare vivere le persone e dare loro la possibilità di trasferirsi temporaneamente mentre si ricostruisce Gaza». Sarebbe questa la proposta del presidente Trump, «la prima idea nuova, dopo anni, che ha il potenziale per cambiare tutto». Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in un’intervista a Fox News. «Vuoi tornare? Devi rinnegare il terrorismo – spiega il primo ministro – ma puoi tornare».
E questa mattina, secondo l’accordo di cessate il fuoco con Hamas, le truppe israeliane si sono ritirate dal corridoio di Netzarim, striscia di terra che divide in due la Striscia di Gaza. Israele ha accettato di rimuovere le sue forze ma è dall’inizio dell’accordo di tregua che ha iniziato a consentire ai palestinesi di attraversare Netzarim per dirigersi verso le loro case nel nord martoriato dalla guerra.
Gaza – ha aggiunto Netanyahu – è una piccola area dalla quale Hamas lancia attacchi, noi li colpiamo e loro riprendono, e ripetiamo tutto questo ancora e ancora. Così non si va da nessuna parte. Tutti descrivono Gaza come la più grande prigione a cielo aperto al mondo, quindi perché tenere le persone in prigione?».
Piano di Trump per Gaza, il ministro degli Esteri iraniano: «Grave minaccia per la sicurezza e la stabilità regionale»
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha dichiarato che il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per lo sfollamento dei palestinesi da Gaza è «una grave minaccia per la sicurezza e la stabilità regionale».
In una conversazione telefonica con il suo omologo egiziano Badr Abdelatty, Araghchi ha aggiunto che «il piano è in linea con il complotto per l’annientamento della Palestina attraverso il colonialismo». L’Iran, ha anche chiesto di tenere una riunione straordinaria dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) per discutere e prendere una decisione sulla questione. «Gli Stati islamici dovrebbero assumere una posizione unita e ferma a questo proposito», ha aggiunto il ministro.
Assalto israeliano in Cisgiordania: l’Idf uccide due giovani donne palestinesi, tra cui una incinta
Intanto in Cisgiordania due donne palestinesi sono state uccise durante un assalto delle forze israeliane al campo profughi di Nour Shams a est di Tulkarem. Una ragazza di 23 anni, Sundus Jamal Shalabi, e il suo bambino non ancora nato sono rimaste vittime dell’attacco, mentre il marito, che ha tentato di soccorre invano sua moglie, è ferito in gravi condizioni. Anche un’altra giovane donna di 21 anni, Rahaf Fuad Abdullah, è stata colpita ed è morta sul colpo. Secondo l’annuncio del Ministero della Salute, riportato dall’agenzia stampa Wafa, è stato difficile salvare il bambino a causa dell’ostruzione all’accesso alle cure mediche da parte dell’Idf. Sundus e il suo bambino sono arrivati all’ospedale morti, mentre il marito è stato trasferito in un ospedale di Ramallah.
L’esercito israeliano aveva impedito alle squadre della Mezzaluna Rossa Palestinese di raggiungere i feriti all’interno del campo di Nour Shams, ma dopo un po’ di tempo, le squadre sono riuscite a raggiungere Sundus e suo marito, trasportandoli al Thabet Thabet Governmental Hospital di Tulkarem.
Nel frattempo, la Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha dichiarato che i suoi team a Tulkarem hanno accolto un ragazzo di 14 anni ferito dagli spari dell’esercito a Nur Shams, nonché il padre del bambino, che ha riportato una ferita da arma da fuoco al piede. In precedenza oggi, una donna incinta di otto mesi che è stata identificata come Sundus Jamal Shalabi, 23 anni, e il suo bambino non ancora nato sono stati ucciso dal fuoco nemico israeliano, mentre il marito ha riportato ferite gravi.
Con l’uccisione di Sundus Shalabi e Rahaf Fuad Abdullah, salito a sette il numero delle vittime a Tulkarem e nei suoi accampamenti durante l’attuale assalto israeliano.