Crolla la fiducia economica nell’Eurozona. L’accordo tariffario sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti, salutato da molti come un successo diplomatico, si sta rivelando un boomerang. È quanto emerge dai dati di agosto dell’indice Sentix, considerato un indicatore fondamentale del sentiment degli investitori.
L’indice
Per la prima volta, l’intesa commerciale viene sottoposta al giudizio dei mercati, e i risultati non sono incoraggianti: l’indice di fiducia economica nell’area euro crolla a -3,7 punti, ben al di sotto delle aspettative, che lo vedevano in risalita a 6,2 punti, e in netto peggioramento rispetto al già debole +4,5 di luglio. Secondo il report, sia la valutazione della situazione attuale sia le aspettative future registrano un calo simultaneo, segnalando un ritorno delle preoccupazioni economiche tra gli investitori. L’impatto negativo si fa sentire con particolare forza in Germania, dove l’indice Sentix precipita di oltre 12 punti, raggiungendo -12,8, smentendo di fatto l’ottimismo recentemente espresso dal Cancelliere federale Friedrich Merz, che aveva parlato di un’inversione di tendenza nell’umore economico. A livello globale, se gli Stati Uniti appaiono in una posizione relativamente migliore nel breve termine – anche grazie a fenomeni di anticipo degli ordini che gonfiano i dati congiunturali – le aspettative per il futuro scendono anche oltreoceano, attestandosi a -7,8 punti.
Le conseguenze
Tra i Paesi più colpiti, la Svizzera registra un crollo verticale della fiducia: l’indice economico segna un tonfo di 21,2 punti, a testimonianza di un diffuso malcontento anche tra i tradizionali bastioni di stabilità finanziaria. L’accordo sui dazi, definito dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen come una prova della capacità negoziale dell’Ue, non ha dunque ricevuto analoghe congratulazioni da parte del mondo economico. Anzi, secondo il report Sentix, gli investitori hanno inviato una “cartolina amara” a Bruxelles: i valori della situazione economica attuale nell’Eurozona calano di 5,8 punti, mentre le aspettative future subiscono una flessione ancora più marcata, con un crollo di 11 punti. Il patto transatlantico viene descritto come un “rovina-umore” capace di frenare il fragile slancio di ripresa che sembrava iniziare a delinearsi nell’economia europea. A peggiorare il quadro, contribuiscono l’incremento delle preoccupazioni sul fronte dell’indebitamento pubblico e la persistente pressione inflazionistica. L’indice tematico sull’inflazione cala a -11,75 punti, mentre quello relativo agli investitori istituzionali scende drasticamente a -34 punti. In tale contesto, le aspettative di un supporto imminente da parte della Bce attraverso nuovi tagli ai tassi d’interesse si affievoliscono sensibilmente. Gli operatori non si attendono più interventi di stimolo nel breve termine, e questo scenario potrebbe tradursi in una fase di raffreddamento per i mercati.