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Insoddisfatti e sfruttati: la metà degli italiani vuole cambiare lavoro

In Italia, quasi un lavoratore su due è pronto a voltare pagina. A dirlo è l’European Workforce Study 2025, l’indagine condotta da Great Place to Work su un campione di 25mila lavoratori in 19 paesi europei. Secondo lo studio, il 40% dei dipendenti italiani prevede di cambiare lavoro entro l’anno, un dato che colloca il…
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(Foto LaPresse/Nicolò Campo)

In Italia, quasi un lavoratore su due è pronto a voltare pagina. A dirlo è l’European Workforce Study 2025, l’indagine condotta da Great Place to Work su un campione di 25mila lavoratori in 19 paesi europei. Secondo lo studio, il 40% dei dipendenti italiani prevede di cambiare lavoro entro l’anno, un dato che colloca il Paese in testa alla classifica europea del turnover, ben lontano da standard virtuosi.

Il fenomeno

La scarsa capacità delle aziende italiane di trattenere personale è solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio, che investe direttamente la gestione delle risorse umane: la carenza strutturale di candidati adeguati. Secondo l’Inapp, nel 2024 ben il 47,8% delle posizioni lavorative è rimasto scoperto, in un’impennata preoccupante rispetto al 25,3% registrato nel 2019, in uno scenario in cui il sistema formativo è spesso disallineato rispetto alle richieste del mondo produttivo, ma anche fattori demografici sono sempre più pressanti. L’Italia è un paese che invecchia.

Il calo demografico

Secondo le proiezioni, entro il 2040 mancheranno all’appello 4 milioni di persone in età da lavoro. A questo si aggiunge una bassa partecipazione femminile al mercato, con un tasso di occupazione delle donne fermo al 53,1%, ben al di sotto della media europea del 66,3%. Una combinazione esplosiva che, secondo le stime del dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, potrebbe portare a una riduzione del Pil potenziale di nove punti percentuali entro 25 anni. Non stupisce, quindi, che le imprese italiane fatichino a trattenere i propri talenti. Ma non è solo una questione anagrafica. Solo il 25% degli over 55 si dice pronto a cambiare lavoro, mentre tra i più giovani, la percentuale sale al 40%. Il fenomeno ha un costo, e non è trascurabile: 200mila euro l’anno è quanto stima Great Place to Work come spesa media per un’azienda di 100 dipendenti con un turnover del 10%, valore che rappresenta la media per le realtà del Nord Italia. Non tutto, però, è perduto. Dallo stesso studio emergono indicazioni preziose per contrastare l’emorragia di talenti. L’organizzazione del lavoro gioca un ruolo cruciale, in particolare la modalità ibrida, che alterna presenza in ufficio e smart working. I dati parlano chiaro: solo il 24% di chi lavora in modalità ibrida è alla ricerca di un nuovo impiego, contro il 34% di chi lavora esclusivamente in sede e il 37% di chi opera completamente da remoto. E così, in un contesto economico sempre più competitivo e segnato da trasformazioni profonde, trattenere le persone giuste per le aziende non è più solo un vantaggio, ma una necessità, creando contesti in cui valga davvero la pena restare.

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