Inchiesta hacker: pugliesi a libro paga in cambio di denaro, cestini natalizi e abiti

Imprenditori, politici, consulenti immobiliari, architetti, persino i due “re” assoluti delle slot machine. Sono 39 i pugliesi spiati dall’organizzazione della Equalize, la società con sede nel centro di Milano, che grazie alla rete di hacker e componenti delle forze dell’ordine corrotti, teneva in pugno il Paese.

L’inchiesta

Sono ancora parecchi i temi da approfondire nell’inchiesta coordinata dal pm antimafia di Milano, Francesco De Tommasi e condotta dal Nucleo investigativo di Varese, che ha portato ai domiciliari quattro persone e all’emissione di due interdizioni. Mentre il pm annuncia ricorso al Riesame per ottenere altri arresti (come richiesto al gip lombardo Fabrizio Filice), si fa strada l’ipotesi sempre più concreta che le persone spiate dalla rete guidata dall’ex poliziotto Carmine Gallo e dall’esperto informatico Nunzio Samuele Calamucci, siano molte di più delle 800 mila accertate finora. E non è un’ipotesi remota se si considera che è stato sequestrato un hard disk contenente ottocentomila SDI, gli accessi in sostanza al data base delle forze dell’ordine.

Gli indagati pugliesi e lucani

Tra i 51 indagati, sono cinque i pugliesi e uno il lucano. A cominciare da chi, secondo gli inquirenti, ha avuto un ruolo di rilievo nella gestione delle informazioni, e cioè il finanziere napoletano, ma in servizio alla Dia di Lecce, Giuliano Schiano. Parte da lui e dal brindisino (in servizio al commissariato di Rho) Marco Malerba, la mole più elevata di “spiate”, con centinaia di accessi negli ultimi due anni, alcuni dei quali arrivano fino a luglio scorso. Con lui operava un altro brindisino, Armando Gianniello. C’è poi il salentino Tommaso Cagnazzo, maresciallo dei carabinieri anche lui alla Dia di Lecce, e Vincenzo De Marzio, originario di Salandra (nel materano). Quest’ultimo, ex carabiniere, avrebbe avuto il compito di procacciare clienti ma anche di prelevare i dati, adoperandosi con le intercettazioni abusive. C’è poi la modugnese trasferitasi a Milano Sara Vaccarelli, coinvolta nella commessa Heineken: è indagata con altri per aver richiesto alla Equalize il controllo illecito dei dipendenti dell’azienda olandese.

I regali e l’abito di sartoria

Secondo quanto emerge dalle indagini, in cambio della sua attività illecita, Malerba avrebbe ottenuto da Gallo l’assunzione “in nero” in Equalize, del figlio Marco, la promessa di un intervento per un consulto medico in favore di sua moglie, il pagamento di spese legali al termine di un contenzioso civile, in favore dell’avvocato Salvatore Verdoliva, regali e cestini natalizi. Schiano, invece, avrebbe ottenuto una retribuzione mensile, di 1.200 euro. Sempre in tema di favori, per la Dda Gianniello avrebbe procurato i passaporti agli amici degli “amici”, ottenendo un abito di sartoria a prezzi di riguardo e un paio di scarpe Hogan.

Le vittime pugliesi

Le ricerche di Schiano, motivate con la dicitura “Esposto anonimo” o “Esposto anonimo Taranto”, spaziavano dai più noti imprenditori pugliesi (Enrico Intini di Noci, il salentino Roberto De Santis, vicino a Massimo D’Alema, Piero Di Caterina, accusato di aver finanziato, con la Caronte srl, i Ds dal 1997 al 2003), all’architetto tarantino Renato Giuseppe Sarno, a proprietari e consulenti di un’azienda ortofrutticola di Noicattaro, ai referenti di Fiorita Group, azienda attiva nella progettazione, costruzione, restauro di complessi residenziali e industriali a Milano e Lecce.

Ma anche Antonio Snidar, re delle “macchinette” a Bari e provincia, e i quattro fratelli De Lorenzis, re delle slot nel basso Salento, accusati di fare affari con la Sacra Corona Unita.

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