Il fatturato delle imprese del Sud Italia è cresciuto del 2,7% nel 2023, con un incremento dell’export pari al 4,4%. Al contrario, al Centro-Nord si registra un peggioramento per entrambi i fattori: fatturato in calo del 3,6% ed export che fa registrare il -2,1%.
È quanto emerge dal rapporto “La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione” stilato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere e che è stato presentato oggi a Bari.
Una realtà produttiva che nel Meridione conta 431 società manifatturiere di capitali a controllo familiare, ciascuna con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 17 e i 370 milioni di euro.
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente di Unioncamere Andrea Prete e la presidente della Camera di Commercio di Bari Luciana Di Bisceglie.
Anche per l’anno in corso le medie imprese del Sud prevedono di raggiungere un incremento intorno al 2% del proprio giro d’affari e delle esportazioni, in contrapposizione ad un calo atteso da quelle del resto d’Italia rispettivamente dell’1,5% e del 4%.
Secondo lo studio a fare la differenza sono pure gli investimenti nelle tecnologie 4.0 avviati o programmati entro il 2026 dall’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno (contro l’82,1% delle altre).
In 27 anni il numero di aziende che compone il capitalismo familiare del Mezzogiorno è più che raddoppiato, passando da 213 imprese nel 1996 a 431 nel 2022, a fronte di una crescita complessiva delle imprese del Centro-Nord della stessa “taglia” pari al 13% (circa 3.600 unità nel 2022). In Puglia le medie imprese sono 84 e generano l’11,4% del valore aggiunto manifatturiero dell’intera regione.