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Il sogno realizzato di Barbara e Gianpaolo: «Un hotel a Zanzibar: la scelta migliore della nostra vita» – L’INTERVISTA

«Una vita a rallentatore, fatta di sorrisi, temperature sempre calde e meno pressione fiscale sulle spalle». Con queste parole descrivono Zanzibar Barbara Lovazzano e Gianpaolo Ragno, originari della provincia di Alessandria. Quando siete stati per la prima volta a Zanzibar? Cosa vi ha comunicato l’isola? «La nostra prima volta a Zanzibar è stata nove anni…

«Una vita a rallentatore, fatta di sorrisi, temperature sempre calde e meno pressione fiscale sulle spalle». Con queste parole descrivono Zanzibar Barbara Lovazzano e Gianpaolo Ragno, originari della provincia di Alessandria.

Quando siete stati per la prima volta a Zanzibar? Cosa vi ha comunicato l’isola?

«La nostra prima volta a Zanzibar è stata nove anni fa per una semplice vacanza, eravamo indecisi se andare alle Seychelles. Appena arrivati lo stacco dalla nostra quotidianità è stato molto forte. Dopo qualche giorno abbiamo incontrato Stefano, il ragazzo che ora lavora con noi. Stefano ha incominciato a farci vivere l’isola da veri local. Dall’anno successivo abbiamo sempre scelto Zanzibar come meta delle nostre vacanze ma in aggiunta durante tutto l’anno mettevamo da parte un gruzzoletto di soldi per comprare beni di prima necessità da donare ai villaggi del posto».

Da dove è nata l’idea di aprire una struttura ricettiva? Cosa vi ha spinto ad avere così tanto coraggio?

«Oggi il coraggio sta nel non fare nulla. Noi volevamo comprare un terreno a Zanzibar già prima del Covid, poi ovviamente la pandemia ha reso molto lungo questo processo. La realtà è che il richiamo dell’Africa è troppo forte e abbiamo deciso di aprire una struttura per dare un lavoro alle bellissime persone che abbiamo conosciuto. Tra queste c’è Adija, la nostra cuoca. Dietro a Stefano e Adija c’erano tante famiglie che avevano bisogno di aiuto. Il secondo motivo è che tra un po di anni contiamo di trasferirci definitivamente sull’isola».

Ora vivete metà anno a Zanzibar e metà in Italia. Come riuscite a gestire questa situazione?

«Siamo circondati da persone di fiducia. Cerchiamo di passare più tempo possibile qui, ma spesso siamo “costretti” a tornare in Italia perché abbiamo due saloni di parrucchiere. Abbiamo una figlia di 21 anni e lei è totalmente innamorata di Zanzibar e quando può anche lei si trasferisce in villa per qualche mese. Il suo aiuto è davvero prezioso. È stata lei a dirmi “mamma vediamo tutto in Italia e trasferiamoci definitivamente in questo magico mondo di leggerezza e felicità”».

Le persone a voi vicine, amici e parenti, come hanno commentato questa vostra decisione?

«“Siete matti”, “Siete sicuri di quello che state facendo?”, “Sicuramente ci vorrà un sacco di tempo per rientrare nelle spese, non ce la farete”. Queste erano le frasi più gettonate, diciamo che fanno un po’ parte del modo in cui siamo stati cresciuti. Io e mio marito ci siamo guardati e abbiamo deciso di provarci, meglio un fallimento che il rimorso di non averci provato. Eravamo stanchi della nostra vita in Italia, fatta di ore e ore di lavoro e tasse che tagliano le gambe».

Zanzibar può essere definito un paradiso fiscale?

«Sicuramente le tasse non sono alte tanto quanto in Italia, ma per rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di più esperienza come imprenditori».

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato per aprire una struttura?

«Sicuramente la lingua e il colore della nostra pelle. È un popolo super accogliente, ma quando si tratta di burocrazia i tempi si allungano molto sei sei straniero. Per un documento che può essere ritirato in due giorni, noi ci abbiamo messo quasi due settimane. Anche in questo caso siamo stati fortunati nel conoscere persone che ci potessero aiutare con tutti i documenti del caso».

Zanzibar con le sue spiagge bianchissime e il mare cristallino è considerata una meta da sogno, ma quali sono le principali differenze con la vita in Italia?

«Infinite. La prima cosa che ci è rimasta nel cuore è stata il sorriso delle persone, per strada tutti ti salutano. Qui funziona la regola del “pole pole” che vuol dire piano piano. La vita scorre lenta, ognuno si prende il suo tempo per godersi i piccoli piaceri quotidiani. La vita in Italia è diventata inutilmente macchinosa e complicata. C’è la gara a chi timbra prima il cartellino, si vive letteralmente per lavorare. Un aspetto da non sottovalutare è sicuramente quello sanitario. Noi per fortuna non abbiamo mai avuto problemi, ma qui non esistono le strutture ospedaliere che abbiamo in Italia. Questo forse è l’unico grande svantaggio di quest’isola. Noi ci tuteliamo con un’assicurazione medica che abbiamo fatto in Italia».

Prima mi ha detto che “il coraggio sta nel non fare nulla”. Avete un consiglio da dare a chi si farà ispirare dalla vostra storia?

«Il consiglio è di scappare il più presto possibile dal caos cittadino se se ne sente la necessità. Avere paura non migliorerà le cose. Il fare è magico e anche se qualcosa non va secondo i piani l’importante e aver dato corda alle nostre ambizioni più profonde. Noi l’abbiamo fatto, sognavamo una vita più serena, meno tassata, e soprattutto in un luogo dove c’è sempre il sole e alla fine eccoci qui, Villa Peace and Color è diventata la nostra casa».

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