Alla vigilia del possibile incontro a Istanbul tra Putin e Zelensky, Papa Leone XIV torna a ribadire il suo impegno per la pace. Affinché «si diffonda, io impiegherò ogni sforzo» e la Santa Sede è a disposizione «perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace», è il messaggio di vicinanza e incoraggiamento che il Papa ha rivolto a fedeli e rappresentanti delle Chiese Orientali nell’udienza di ieri mattina, 14 maggio, in Aula Paolo VI a conclusione del Giubileo loro dedicato. «Sono felice di incontrarvi e di dedicare ai fedeli orientali uno dei primi incontri del mio pontificato», ha esordito il Papa con i presenti, tra cui patriarchi, arcivescovi maggiori, metropoliti e altri rappresentanti delle Chiese orientali in comunione con Roma. Come nel Regina Caeli di domenica scorsa, il Papa si è rivolto direttamente e «col cuore in mano» ai responsabili dei popoli: «Incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!», ha affermato il Pontefice.
L’appello
Poi ha ribadito il monito affinché «tacciano le armi» in tutte quelle regioni da cui provengono i fedeli feriti da conflitti e azioni brutali: «Dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza». «Chi dunque, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? – ha continuato il Pontefice – Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese «martiriali»?. Leone XIV ha ricordato “l’orrore” che vivono le Chiese d’Oriente, i «massacri di tante giovani vite» che muoiono «in nome della conquista militare».
«Penso alla varietà delle vostre provenienze, alla storia gloriosa e alle aspre sofferenze che molte vostre comunità hanno patito o patiscono», ha detto. In questo contesto «si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: Pace a voi!», ha evidenziato facendo riecheggiare le prime parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizione il giorno della sua elezione. «Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare», ha continuato, aggiungendo che «la pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita».
Il messaggio
E ancora un appello a quei potenti del mondo già evocati. «I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo. La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare». Un messaggio che secondo il Pontefice la Chiesa non si stancherà mai di ripetere: «tacciano le armi».
Leone XIV ha poi chiesto di rifuggire «le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi». In modo particolare ha ricordato poi «i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle».