Un Paese senza nome che potrebbe essere in Sud America, all’inizio del XX secolo. Un gruppo di uomini armati assale una remota fattoria con l’obiettivo di uccidere l’uomo che lì vi vive, un medico padre di famiglia. L’uomo cerca disperatamente di difendere il figlio e la figlia, ma non può nulla contro i suoi assalitori. Anni dopo, Nina (Salma Hayek Pinault), la figlia sopravvissuta, incontra Tito (Demián Bichir), edicolante: l’incontro sembra casuale, ma entrambi sanno che non è così. Tito riconosce la donna e perché è venuta a incontrarlo. Mentre tra i due nasce una conversazione, diventa chiaro che la guerra è finita per molti, ma non per tutti, e che la vendetta getta un’ombra oscura sul presente e può assumere molte forme.
Il film
S’intitola “Senza sangue” il nuovo film da regista di Angelina Jolie, tratto dal romanzo omonimo di Alessandro Baricco e in sala dal 10 aprile. Dice la star, al suo sesto film come regista: «Era da molto che non leggevo qualcosa, almeno nella mia memoria, che affrontasse quella zona grigia così complessa dell’essere umano. Non stava definendo chi fosse buono o cattivo, cosa fosse assoluto, ma trattava il post-conflitto. Ho studiato molto il conflitto nei film che ho diretto e questo ne mostrava un aspetto particolare: il dopo, l’idea che tutto finisca, oppure di come ci resti addosso e di cosa ci faccia. Mi è sembrato così vero rispetto a ciò che è la realtà per molte persone che conosco e che hanno vissuto la guerra. Quando l’ho letto, pensavo che avrebbe preso una certa direzione, ma mi ha sorpreso il fatto che non lo abbia fatto e mi ha sorpreso rendermi conto che ero felice che non lo avesse fatto».
Il testo e il set
Jolie, che ha girato il film in Italia (tra Cinecittà, Martina Franca e Matera), scoprì il testo di Baricco «proprio mentre stavo attraversando l’inizio di un periodo molto buio della mia vita. L’ho letto nel mese successivo al mio divorzio e ha avuto su di me lo stesso effetto che ha avuto su tante persone». Non l’aveva capito quando l’aveva letto per la prima volta, ma «aveva avuto un effetto profondo su di me. Penso che sia una di quelle opere, frutto dell’intuizione e della mente di qualcuno, che riescono a esprimere qualcosa di profondamente vero su chi siamo».