«Il primo ministro deve poter dire di no ai nostri amici». Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver comunicato agli Stati Uniti di opporsi alla realizzazione di uno Stato palestinese come parte di ogni scenario del dopoguerra a Gaza.
«In ogni futuro accordo, Israele ha bisogno del controllo di sicurezza di tutto il territorio ad ovest del Giordano, questo collide con l’idea di sovranità, che cosa ci possiamo fare?», ha chiesto Netanyahu in una conferenza stampa in cui ha affermato che Israele continuerà l’offensiva a Gaza fino ad «una decisiva vittoria su Hamas» e di condividere quindi solo un accordo che consenta allo Stato ebraico di ottenere il controllo della sicurezza sull’intera Striscia.
«Niente cambia nella posizione del presidente Biden che la soluzione dei due Stati è la soluzione migliore nell’interesse non solo degli israeliani ma anche dei palestinesi». Così John Kirby risponde, durante un briefing con i giornalisti a bordo di Air Force One, a chi gli chiede un commento alle dichiarazioni di Netanyahu.
«È nel miglior interesse per la regione e non smetteremo di lavorare verso questo obiettivo», ha aggiunto il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, sottolineando i punti di vista diversi con Netanyahu. «Noi crediamo che i palestinesi abbiano il diritto di vivere in uno stato indipendente in pace” ha detto ancora sottolineando che il focus rimane che “Israele abbia quello di cui ha bisogno per difendersi da Hamas».
Intanto gli stati arabi stanno lavorando ad un piano per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza con il rilascio degli ostaggi, nell’ambito di un ampio piano di normalizzazione dei rapporti con Israele, anche da parte di Riad, in cambio di “passi irreversibili” verso la creazione di uno stato palestinese. Lo scrive il Financial Times, citando fonti arabe secondo le quali il piano potrebbe essere presentato nelle prossime settimane.
Gli arabi hanno parlato del piano con i governi degli Stati Uniti e di paesi europei. L’idea è che, nell’ambito del piano, gli occidentali accettino di riconoscere formalmente uno stato palestinese o sostengano il suo «ingresso a pieno titolo fra i paesi membri dell’Onu. “Il vero problema è che ai palestinesi serve speranza, non può trattarsi solo di benefici economici o della rimozione dei simboli dell’occupazione», ha sottolineato un alto funzionario arabo.
«Ma ci sarà una Gaza del dopo conflitto, non ci sarà una nuova occupazione di Gaza – ha concluso -, siamo stati chiari su questo, vogliamo una governance che rappresenti le aspirazioni del popolo palestinese».
Intanto gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano ad attaccare dal cielo i territori dello Yemen controllati dagli Houthi. Gli Houthi dello Yemen affermano dal canto loro che non fermeranno i loro attacchi sulle rotte marittime del Mar Rosso nonostante i crescenti attacchi da parte delle forze armate statunitensi.