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Il ministro Giuli attacca il Corriere della Sera: «Io censurato». Il giornale replica

Botta e risposta tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e il primo quotidiano nazionale il Corriere della Sera, dopo un editoriale dello storico e intellettuale Ernesto Galli della Loggia che aveva tacciato il responsabile del Mic di prestare più attenzione alle “poltrone e strapuntini” che ad una proposta culturale per il Paese. Un attacco per nulla gradito dal ministro che aveva quindi accettato un’intervista con il giornale in cui intendeva replicare a Galli della Loggia, definendolo un “perditempo” e invitandolo, peraltro, a dimettersi dall’incarico in una commissione ministeriale.

Le accuse ai giornalisti

«Poi dicono che gli illiberali siamo noi di destra…». Ha esordito così il ministro che ha scatenato la bagarre pubblicato sui social il testo dell’intervista che non è stata poi più pubblicata dal giornale di via Solferino. È lo stesso Giuli a ricostruire i fatti che hanno portato a quella che ha definito una verae propria “censura”. «Prima mi chiedono una replica a un editoriale velenoso sulla cultura di destra, poi cambiano idea virando su un’intervista a tutto campo, con la prima domanda proprio su Galli della Loggia. Ma siccome la risposta alla domanda non piace decidono di non pubblicare l’intervista. E dire che, previa supplica del Corriere, avevo anche accettato di togliere le parole “perditempo” e “poltrona di lusso”».

La replica

Il Corriere ha prontamente replicato: l’intervista, spiegano da via Solferino, era stata chiesta al ministro dieci giorni fa e solo domenica l’ha accettata. «Dieci giorni fa avevamo chiesto un’intervista al ministro Giuli su quanto accadeva al ministero, ma ce l’ha negata. Domenica ha accettato l’intervista, ma si è concentrato su un editoriale critico sulla politica culturale del professor Galli Della Loggia in cui si rispondeva esclusivamente chiedendo le sue dimissioni da un incarico culturale con un contorno di insulti. Al ministro è stato chiesto di replicare con una lettera. Nessuna censura. Lui ha rifiutato. Se cambierà idea siamo pronti a pubblicarla. Il resto è una polemica pretestuosa. Del resto nell’intervista si nega anche l’evidenza rispetto a quanto sta accadendo nel ministero».

Galli della Loggia

E a Giuli, che lo aveva invitato a dimettersi, replica anche Galli della Loggia: «La poltrona di lusso di cui fantastica il ministro consiste in un incarico che mi ha tenuto impegnato insieme ad altri due colleghi, e a un manipolo di funzionari del suo e di altri ministeri per non più di alcune mattinate. Incarico notoriamente e rigorosamente – e aggiungo: giustamente – non retribuito». E siccome tra le critiche di Giuli c’era anche quella diretta alla Commissione che aveva bocciato alcune delibere su Papini, Volpe e Gentile e per le celebrazioni del 650º anniversario di Boccaccio, Galli della Loggia invita il ministro a “farsene una ragione: gli esperti e i giudici eravamo noi, non lui”. FdI parla di un’occasione di dibattito persa e il presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, rivendica «la rivoluzione dolce impressa da Giuli con il Piano Olivetti e il Piano Mattei». Matteo Renzi esprime invece la sua solidarietà al Corriere e a Galli della Loggia: «Stiamo parlando di un ministro il cui ministero ha speso soldi per pagare il libro scritto dal ministro. Almeno Giuli non intercetta i giornalisti, come fa il suo governo lasciando che qualcuno usi Paragon in modo illegittimo. Lui non intercetta: epura».

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