Il Mezzogiorno continua a crescere più del Centro-Nord Italia ma nel 2024 lo scarto si è ridotto rispetto all’anno scorso la nel 2025 la situazione potrebbe tornare alla “normalità” con il rischio che, con l’eliminazione della Decontribuzione Sud dal 31 dicembre si riduca la crescita del Pil del Mezzogiorno e l’occupazione, con circa 25mila posti di lavoro a rischio.
È quanto emerge dal rapporto Svimez presentato oggi a Roma.
Nel 2024, il Sud è cresciuto per il secondo anno consecutivo più della media del Centro-Nord, dello 0,9% contro lo 0,7%, grazie a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr.
Si è ridotto però lo scarto di crescita rispetto al 2023, quando il Pil del Sud era cresciuto quasi un punto percentuale sopra la media del Centro-Nord. E dal prossimo anno si rischia di tornare alla “normalità”, con una crescita più stentata al Sud rispetto al resto del Paese.
Nel 2025 il Mezzogiorno infatti tornerà a correre meno del Centro-Nord (+0,7% contro +1,0%), confermando questa tendenza nel 2026 (+0,8% contro 1,1%).
«La preoccupazione che noi manifestiamo è che nel biennio successivo, 2025-2026, soprattutto per effetto delle nuove politiche di bilancio europee, c’è un rischio di nuovo di un rallentamento della crescita», ha sottolineato Luca Bianchi, direttore generale di Svimez.
Intanto al Sud i consumi delle famiglie nel 2024 sono tornati in negativo (-0,1% contro +0,3% nel Centro-Nord), frenati dalla crescita dimezzata del reddito disponibile rispetto all’anno scorso (+2,3% nel 2024 contro il +4,5% del 2023) e da una dinamica dei prezzi in rallentamento, ma lievemente più sostenuta rispetto al resto del Paese.
Tra il quarto trimestre 2019 e la prima metà del 2024, i salari reali si sono ridotti del -5,7% al Sud e del -4,5% nel Centro-Nord, rispetto al -1,4% della media dell’Eurozona. Negli ultimi 10 anni i giovani laureati che hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord sono quasi 200mila.
A metà 2024 nel Mezzogiorno il numero di occupati è cresciuto di 330mila unità (+5,4%). Ma l’eliminazione della Decontribuzione Sud dal 31 dicembre comporterà una riduzione di due decimi di punto della crescita del Pil del Mezzogiorno e di tre decimi dell’occupazione, con circa 25 mila posti di lavoro a rischio.
Nel triennio 2024-2026, al Sud gli investimenti del Pnrr valgono 1,8 punti percentuali di Pil meridionale (1,6 punti nelle regioni del Centro-Nord). In media, circa tre quarti della crescita del Pil del Mezzogiorno nel triennio è legata alla capacità di attuazione degli investimenti del Piano, a fronte di circa il 50% nel resto del Paese.