Entro i prossimi 10 anni, la popolazione in età lavorativa in Italia diminuirà di quasi tre milioni di unità, pari a una riduzione del 7,8%. E a pagare il conto più salato sarà proprio il Mezzogiorno. A confermarlo l’ultima analisi condotta dal centro studi della Cgia di Mestre, che ha monitorato tutte le 107 province italiane elaborando le ultime previsioni fornite da Istat.
Il calo demografico
Secondo l’elaborazione della Cgia, le contrazioni della popolazione in età lavorativa più importanti riguarderanno, in particolare, il Mezzogiorno. Dei 3 milioni di persone in meno che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la metà interesserà le regioni del Sud. Lo scenario più critico investirà la Sardegna che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 15,1% (-147.697 persone). Seguono la Basilicata con il -14,8% (-49.685), la Puglia con il -12,7% (-312.807), la Calabria con il -12,1% (-139.450) e il Molise con il -11,9% (-21.323). Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno il Trentino Alto Adige con il -3,1% (-21.256) la Lombardia con il -2,9% (-189.708) e, infine, l’Emilia Romagna con il -2,8% (-79.007.
Le province
A livello delle singole province, invece, la flessione più importante si verificherà a Nuoro con il -17,9%. Seguono la Sud Sardegna con il -17,7, Caltanissetta con il -17,6, Enna con il -17,5 e Potenza con il -17,3. In valore assoluto la provincia che subirà la perdita più importante è Napoli con -236.677 persone. Tra le province meno interessate dalla contrazione si segnala Bologna con il -1,4%, Prato con il -1,1 e, infine, Parma con il -0,6. Scendendo nel dettaglio della situazione in Puglia, la provincia destinata a perdere più popolazione sarà quella di Taranto con un calo di oltre il 14% e la scomparsa di circa 48mila residenti. A seguire Brindisi con un calo del 13,4%, la Bat con il -12,9%, Foggia -13,3%, Lecce -12,3% e infine Bari con un calo dell’11,8% e circa 90mila residenti in meno. Una situazione, quella del capoluogo pugliese, leggermente migliore rispetto a quella del resto della regione ma sempre critica in previsione.
Il calo del Pil
Se si considera il declino demografico insieme all’instabilità geopolitica, alla transizione energetica e a quella digitale, nei prossimi anni le imprese sono destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti. La difficoltà, ad esempio, nel reperire giovani lavora tori da inserire nelle aziende artigiane, commerciali o industriali è un problema sentito già oggi, figuriamoci tra un decennio. È importante sottolineare che chi spera in un’inversione del trend demografico rischia di rimanere deluso, poiché non esistono misure efficaci in grado di modificare questa tendenza in tempi ragionevolmente brevi. Inoltre, nemmeno il ricorso alla manodopera straniera potrà risolvere completamente la situazione. Di conseguenza, dobbiamo prepararci a un progressivo rallentamento del Pil. Va inoltre considerato che una società con una popolazione sempre più anziana e meno giovane dovrà affrontare un aumento rilevante della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale, con implicazioni molto negative anche sui nostri conti pubblici.