L’intelligenza artificiale pre-installata direttamente su Whatsapp? Per l’Agcom, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, potrebbe trattarsi di un «abuso di potere dominante». Seguendo questo filone nei giorni scorsi hanno recapitato alla «filiale» italiana di Meta un’istruttoria per far partire subito le indagini per conto del Nucleo Antitrust della guardia di finanza e coadiuvate anche a livello europeo, con il sostegno della Commissione.
Nel dettaglio dell’istruttoria
Scendendo nei particolari, il procedimento è stato avviato contro Meta Platforms Inc., Meta Platforms Ireland Limited, WhatsApp Ireland Limited e Facebook Italy srl per aver abbinato appunto il servizio di messaggistica istantanea WhatsApp con il proprio servizio di intelligenza artificiale Meta AI tramite pre-installazione. Tra le altre cose, il colosso tecnologico di Mark Zuckerberg è accusato di aver violato l’articolo 102 del Trattato dell’Ue per aver costretto gli utenti ad accettare entrambi i servizi senza una concorrenza basata sui meriti. «Attraverso l’abbinamento di Meta AI con WhatsApp, l’azienda appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma “imponendo” agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti», è scritto nell’istruttoria. Il rischio, ventilato dall’Agcom, è che gli utenti possano restare «funzionalmente dipendenti» da Meta AI, perché la stessa rispondendo ai nostri quesiti sarà in grado di fornire risultati sempre più soddisfacenti e adatti alle nostre prerogative.
Le associazioni di consumatori
Entusiasmo per la decisione dell’Agenzia è stato espresso da Martina Domini, presidente nazionale dell’Udicon, l’Unione per la difesa dei consumatori. «L’istruttoria Antitrust conferma quanto abbiamo denunciato più volte: un colosso come Meta non può integrare un servizio di AI su Whatsapp senza che gli utenti lo abbiano espressamente richiesto, sfruttando una posizione dominante per indirizzare le scelte dei consumatori». Per la presidente dell’associazione dei consumatori emergono numerosi rischi legati in particolare all’utilizzo dei dati personali da parte di Meta per «addestrare» l’AI, ma anche su privacy e profilazione non trasparente. Sulla stessa linea anche Federconsumatori e Codacons.
La reazione di Meta
Non è mancata la prima reazione di Meta alla procedura dell’Agcom, in collaborazione con la Commisione. Il colosso tecnologico, tramite un suo portavoce, ha cercato di portare sul piano dell’usabilità il nodo della questione: «Offrire accesso gratuito alle nostre funzionalità di intelligenza artificiale su Whatsapp dà a milioni di italiani la possibilità di scegliere di usare l’intelligenza artificiale in un ambiente che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono». In ogni caso, lo stesso portavoce, ha chiarito che l’azienda coopererà con il Garante italiano alla Concorrenza nel seguito della sua inchiesta. I rappresentanti della società avranno ora due mesi di tempo per richiedere un’audizione davanti all’Autorità, con la possibilità di presentare le proprie argomentazioni difensive. L’intero procedimento dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2026.
L’applicazione
La funzione è comparsa su Whatsapp e sugli altri social di Meta a marzo di quest’anno. Gli utenti hanno visto apparire sui loro smartphone un’icona a cerchio ai colori tra il blu e il rosso, sotto forma di applicazione non eliminabile. L’assistente AI è basato sul modello Llama 4, sviluppato internamente da Meta.