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I pazienti meridionali fanno ricchi gli ospedali del Nord: esodo da Puglia, Campania e Calabria

Non stenta a calare la percentuale di pazienti, provenienti perlopiù dalle regioni meridionali, in particolare da Puglia, Campania e Calabria, che scelgono di farsi curare negli ospedali del Nord Italia. Lo fotografa uno studio dal titolo: «Flussi monetari per la mobilità sanitaria interregionale: il caso dell’Italia», frutto della ricerca di un’equipe scientifica dell’Università di Pisa, condotta da Giovanni Carnazza, in collaborazione, tra gli altri, di Raffaele Lagravinese, professore associato dell’ateneo barese. Guardando i numeri, dal 2002 al 2009, sono oltre mezzo milione gli italiani che ogni anno si spostano per cure mediche da una regione all’altra, generando un flusso verticale, da Nord verso Sud, che nel 2019 ha raggiunto i 3,7 miliardi di euro.

Più disparità tra le regioni

Il fenomeno non è nuovo, visto che era stato già affrontato dalla Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta. giusto una settimana fa. Da quei dati emergeva come, nel 2022, la mobilità sanitaria, in termini economici, tra le regioni aveva raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi di euro, il livello più alto mai registrato. Dallo studio dell’Università di Pisa emerge, invece, come le regioni più attrattive, dal punto di vista sanitario, siano la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto, con guadagni che superano i 300 milioni di euro annui, a fronte delle regioni meridionali che perdono ingenti somme di denaro. Il Centro Italia presenta una situazione intermedia, con Lazio e soprattutto Toscana come soli poli attrattivi.

Sanità solo per chi può

Dietro la mobilità forzata dei pazienti verso gli ospedali settentrionali si nascondono, però, questioni sociali più grandi e poco affrontate a livello governativo. Lo studio mette in evidenza questo dato, prendendo in considerazione i metodi di finanziamento del servizio sanitario nazionale, dalle imposte primarie sulle persone fisiche a quelle regionali sulle attività produttive. «L’attuale sistema di finanziamento dovrebbe essere ripensato – dicono i ricercatori – per ridurre le disparità e consentire un’assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale».

Una storia che si ripete

A seguito del decentramento e della frammentazione delle competenze in materia di sanità il servizio sanitario dovrebbe essere ripensato. «Il sistema attuale, basato sulle redistribuzioni delle risorse in base alla mobilità sanitaria penalizza proprio le regioni più povere – ha dichiarato Giovanni Carnazza, a capo dell’equipe di studi – La mobilità sanitaria non fa altro che amplificare il divario Nord-Sud, drenando risorse al Meridione. Il tutto a favore delle regioni settentrionali, che migliorando i propri servizi, creando un circolo vizioso di diseguaglianza sociale».

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