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Giustizia, via libera dal Senato alla separazione delle carriere: esulta la destra

Via libera da parte del Senato alla “separazione delle carriere” per i magistrati con l’approvazione dell’articolo 2 della riforma della Giustizia. L’accapo interviene sull’articolo 102 della Costituzione secondo cui «la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull'ordinamento giudiziario», aggiungendo che «disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e…
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Via libera da parte del Senato alla “separazione delle carriere” per i magistrati con l’approvazione dell’articolo 2 della riforma della Giustizia. L’accapo interviene sull’articolo 102 della Costituzione secondo cui «la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario», aggiungendo che «disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti»: in pratica vengono scissi i percorsi professionali tra pubblici ministeri, che rappresentano l’accusa nei confronti degli imputati, e magistrati giudicanti.

Si tratta, insieme alla creazione di due distinti Consigli superiori della magistratura, che verrà discussa la prossima settimana, se lo deciderà la conferenza dei capigruppo martedì, di uno degli elementi fondanti della riforma voluta dal Governo Meloni, che ha già avuto il primo via libera alla Camera lo scorso mese di gennaio e che dovrà, qualora il Senato l’approvi senza modifiche, ottenere un altro passaggio in tutte e due le Camere, non prima di tre mesi.

L’esultanza

Come era prevedibile, al termine della votazione il centrodestra ha esultato. Tra i primi a testimoniare entusiasmo per la decisione assunta a Palazzo Madama c’è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, che dice: «siamo all’alba di una nuova civiltà. Quella della separazione delle carriere è la madre di tutte le riforme insieme a quella dell’elezione del capo del Governo».

All’esponente del partito di maggioranza relativa fanno eco i capigruppo della Lega nei due rami del Parlamento Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, secondo i quali «il via libera del Senato a quell’articolo è un importante passo in avanti per tutti. Un’imparzialità che la Lega chiede da tempo, e che restituirà all’intera categoria dei magistrati credibilità agli occhi dell’opinione pubblica». Mentre Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato, il partito che più di altri, nel nome del fondatore Silvio Berlusconi, ha voluto questa riforma, parla di come sia «la risposta migliore per difendere la democrazia e la libertà e le prerogative della magistratura».

Le modifiche respinte

Nel corso del dibattito che ha preceduto la votazione sull’articolo 2 sono state respinte tutte le proposte di modifica avanzate dalle opposizioni che hanno alzato gli scudi contro il centrodestra. Tra le prime forze politiche ad attaccare governo e maggioranza c’è Alleanza verdi e sinistra che parla con Tito Magni di «indebolimento dell’autonomia della Magistratura». Mentre il Pd chiede conto al ministro della Giustizi Carlo Nordio della sua assenza in aula: «dov’è il ministro Nordio? Perché non è in Aula? Certo, c’è il viceministro Francesco Paolo Sisto e siamo quindi formalmente nel rispetto delle regole, ma stiamo discutendo una riforma di rango costituzionale: dal punto di vista della correttezza tra Parlamento ed esecutivo questa assenza è una ferita», annota il parlamentare Francesco Verducci. Ed è proprio il numero due di via Arenula che commenta l’approvazione dell’articolo 2 a nome del Governo «abbiamo mosso un altro, decisivo passo verso quel cambiamento epocale che renderà concreti, anche per l’Italia, i presupposti del giusto processo», afferma l’esponente di Forza Italia, tra gli autori materiali del testo in discussione in Parlamento.

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