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Giustizia, secondo sì alla riforma: protesta delle opposizioni in aula

Arriva dal Senato il secondo sì alla riforma della Giustizia contente la separazione delle carriere per i magistrati. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, l’aula ha approvato il disegno di legge di revisione costituzionale. Ora il provvedimento tornerà alla Camera per il terzo step e successivamente di nuovo al Senato. Si tratta…
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La protesta delle opposizioni nell’aula del Senato in occasione del voto finale sul ddl costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e istituzione della Corte disciplinare, Roma, Martedì 22 Luglio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Opposition protests in the Senate during the final vote on the constitutional bill relating to the judiciary system and the establishment of the Disciplinary Court, Rome, Tuesday, July 22, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Arriva dal Senato il secondo sì alla riforma della Giustizia contente la separazione delle carriere per i magistrati. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, l’aula ha approvato il disegno di legge di revisione costituzionale. Ora il provvedimento tornerà alla Camera per il terzo step e successivamente di nuovo al Senato. Si tratta del secondo passaggio parlamentare (dopo l’approvazione a fine gennaio scorso alla Camera dei deputati) dei quattro previsti per le riforme costituzionali. Un esito apparso scontato fin dall’inizio della seduta che non ha impedito alle opposizioni di protestare in aula al momento del voto nominale. I senatori del Pd hanno tutti esposto un frontespizio della Costituzione rovesciata. I deputati del M5s hanno invece alzato un cartello con le immagini di Borsellino e Falcone con la scritta “non nel loro nome”. Obiettivo quello di «dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino, tirati in ballo dal centrodestra, in maniera impropria e offensiva nei confronti dei due simboli dell’antimafia». Nella protesta del Movimento 5 Stelle in aula esposti anche altri cartelli con la scritta “nel loro” affiancata alle immagini di Gelli e Berlusconi.

La discussione

Il voto è stato preceduto da una aspra discussione in aula. «Una bandierina»: così il senatore Matteo Renzi. «Voi dite di voler recuperare la centralità della politica, ma in realtà approvate una riforma costituzionale che è scritta da magistrati, vidimata dal magistrato in capo, il sottosegretario Mantovano, e che impedisce ai parlamentari di mettere bocca. La prima volta che una riforma costituzionale di questo peso viene imposta dagli uffici, non discussa da nessuna, e approvata senza che venga emendata anche solo una virgola». «Lanciate boomerang, siete specializzati in questa tecnica, grandi proclami e risultati opposti. Il referendum sarà nel 2026, senza quorum, tutto politico: credo che non pochi saranno pronti a uscire di casa», accusa il senatore Pd Dario Franceschini. «Non siete stati guidati da una volontà di riforma, ma dalla necessità di indebolire la magistratura, sul modello del presidente Trump».

Le reazioni

Soddisfatta dopo il voto la premier Giorgia Meloni che sul social X scrive: «L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione. Il percorso – ha aggiunto – non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente». Per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, «Il completamento della seconda lettura della riforma della giustizia ci porta decisamente più vicini al traguardo, che è quello di dare piena attuazione alle garanzie costituzionali del giusto processo, nell’interesse dei cittadini. È una riforma pensata per tutte le anime del mondo giudiziario, nessuna esclusa, così da restituire piena fiducia, a tutti, nella giustizia italiana. Andiamo avanti in attesa della ratifica popolare del referendum».

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