Il clima tra il governo e la magistratura si fa sempre più incandescente. Mentre la riforma della giustizia avanza rapidamente in Parlamento, il guardasigilli Carlo Nordio finisce nel mirino delle toghe, del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’Anm, che rispolverano un documento del 1994 firmato anche dall’allora pm Nordio, in cui si dichiarava «contrario alla separazione delle carriere». A firmare quel testo furono 1.500 magistrati. L’Associazione Nazionale Magistrati lo ha reso pubblico nelle ultime ore per sottolineare quella che definisce un’incoerenza del ministro, che oggi promuove proprio quella riforma. Nordio ha risposto affidando la risposta ai giornalisti: «In quegli anni ero contrario, ma dopo il suicidio di un indagato in un’inchiesta a Venezia cambiai idea nel 1995. Lo dichiarai pubblicamente e fui chiamato dai probiviri dell’Anm. Ribadii le mie nuove posizioni». Il ministro ha anche pubblicato il carteggio di allora sul sito del dicastero. Ma il sindacato delle toghe non ci sta: «Sono le stesse argomentazioni che oggi l’Anm difende, e che Nordio, ministro, respinge».
La decisione del Csm
Intanto, il Csm ha votato a maggioranza la pratica a tutela del sostituto procuratore della Cassazione Mario Piacirillo, criticato da Nordio per un’intervista sul caso Almasri. I togati hanno avuto la meglio, nonostante il boicottaggio iniziale dei consiglieri laici di centrodestra, che avevano fatto saltare per due volte il plenum mancando il numero legale. Alla terza convocazione si sono presentati solo per votare, per non bloccare anche l’immissione in ruolo di 400 magistrati tirocinanti, provvedimento legato al Pnrr. Nella delibera approvata, si sottolinea «la gravità delle affermazioni del ministro per il loro potenziale impatto sulla fiducia dei cittadini nella giustizia».
La risposta dei laici
Immediata la replica dei consiglieri filogovernativi, che accusano il Csm di voler «strumentalizzare il caso Piccirillo per attaccare il Guardasigilli il giorno dopo l’approvazione della riforma». «Il Csm non è la succursale dell’Anm» hanno ribattuto, criticando la tempistica «accelerata» della delibera. Ma il presidente della Prima commissione Tullio Morello ha difeso il voto: «Abbiamo dimostrato di avere anticorpi contro gli attacchi, esterni e interni». Per il togato Marcello Basilico, il vero nodo è che «l’attacco del ministro ha riguardato una sezione disciplinare, organo di giustizia a tutti gli effetti, non un’associazione».