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Giustizia, Delmastro boccia la riforma Nordio: la maggioranza va in cortocircuito

La maggioranza di centrodestra va in corto circuito sulla riforma della giustizia. Sono bastate le parole del sottosegretario in via Arenula, Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d’Italia, che ammette di non condividere il disegno di legge scritto dal suo ministro, Carlo Nordio: «l’unica cosa figa è il sorteggio», per replicare dentro la coalizione quel…
andrea delmastro delle vedove

La maggioranza di centrodestra va in corto circuito sulla riforma della giustizia. Sono bastate le parole del sottosegretario in via Arenula, Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d’Italia, che ammette di non condividere il disegno di legge scritto dal suo ministro, Carlo Nordio: «l’unica cosa figa è il sorteggio», per replicare dentro la coalizione quel che sta accadendo nel Pd dopo la spaccatura sul voto al Parlamento europeo per il ReArmEu, quando il gruppo dem si diviso con il voto a favore di dieci membri e con l’astensione, così come chiesto dalla segretaria Elly Schlein, di altri undici.

La bocciatura

Delmastro boccia la riforma che separa le carriere dei magistrati giudicanti dai pubblici ministeri: «c’è un rischio nel doppio Csm. O si va fino in fondo e si porta il pm sotto l’esecutivo, oppure gli si toglie il potere di impulso sulle indagini. Ma dare un Csm al pm è un errore. Quando un pm non dovrà neanche più contrattare il suo potere con i giudici in un solo Csm, ma ne avrà uno suo che gli garantirà sostanzialmente tutti i privilegi, prima di divorare i politici andrà a divorare i giudici». Parole che hanno fatto rumore nella maggioranza, tanto che a stretto giro il sottosegretario è costretto a precisare: «la riforma è ottima non c’è spaccatura», ha detto poche ore dopo. Intanto, la tensione è salita, soprattutto con gli alleati di Forza Italia, il partito trainante della riforma: «è una posizione incomprensibile», sottolinea Tommaso Calderone, capogruppo azzurro in commissione giustizia alla Camera.

L’opposizione

Ovviamente, coglie l’assist l’opposizione. Matteo Renzi, leader di Italia viva, è sarcastico: «stesso governo, stesso partito, stesso Palazzo eppure dicono l’uno il contrario dell’altro. Tutto bellissimo». Anna Ascani, invece, vicepresidente della Camera per il Pd, sottolinea che «siamo allo svilimento delle Istituzioni. Sono necessarie dimissioni di uno dei due o di entrambi». Il pretesto della polemica è l’occasione, invece, per il Movimento 5Stelle di chiedere «il ritiro della riforma e invitiamo il sottosegretario a votare con noi la mozione di sfiducia al ministro Nordio», dicono i parlamentari pentastellati in commissione giustizia nelle due Camere. L’uscita di colui che in molti in Fratelli d’Italia assimilano a Capitan Fracassa, ricordando la querelle sulla sparatoria di capodanno del 2024, impone comunque, oltre al dietrofront dello stesso Delmastro, una levata di scudi in difesa di una delle riforme già caratterizzanti del governo presieduto da Giorgia Meloni da parte di Fdi.

Il deputato Giandonato La Salandra, anch’egli in commissione giustizia a Montecitorio, si incarica di ricordare che «Andremo avanti, convinti e a testa alta, con la riforma della Giustizia e la separazione delle carriere», chiosa il meloniano.

Nel tentativo di chiudere la querelle interviene anche lo stesso Nordio che puntualizza: «si tratta di adattare la Costituzione a quelli che sono i principi del codice accusatorio, dal quale non è più possibile retrocedere» sottolinea il Guardasigilli.

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