Papa Leone XIV ha ribadito il ruolo centrale del matrimonio e della famiglia, definendo il primo come il «canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo».
L’affermazione è giunta durante l’omelia della messa del Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani in Vaticano.
Il pontefice ha sottolineato come l’amore coniugale, trasformando i coniugi «in una carne sola», li renda capaci, «a immagine di Dio, di donare la vita». Un messaggio che pone l’accento sulla dimensione procreativa e sulla continuità della vita all’interno del vincolo matrimoniale.
L’esempio di coerenza e la gratitudine dei figli
Leone XIV ha poi esortato i genitori a essere «esempi di coerenza» per i propri figli, educandoli alla libertà attraverso l’obbedienza e ricercando sempre il loro bene. Ai figli ha rivolto l’invito alla gratitudine, definendo il «dire grazie» il primo modo per onorare i genitori per il dono della vita.
I nonni e gli anziani sono stati richiamati a «vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano», riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel tramandare valori e esperienze.
Famiglie: generatrici del futuro dei popoli
«Dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli», ha affermato ancora il papa, evidenziando il ruolo sociale e storico della cellula familiare. Ha inoltre menzionato la recente proclamazione di coniugi come beati e santi, citando esempi come Louis e Zélie Martin, i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, e la famiglia polacca Ulma. Questo, secondo il pontefice, è un segno che la Chiesa riconosce nell’alleanza coniugale un pilastro per la società contemporanea, capace di superare le forze che «disgregano le relazioni e le società».
Fede in famiglia e il rifiuto della cultura della morte
Il pontefice ha anche rimarcato come «in famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione», diventando un «luogo privilegiato in cui incontrare Gesù».
In un passaggio significativo, Leone XIV ha criticato l’uso della libertà per «togliere la vita», definendolo un tradimento dell’umanità. «Abbiamo ricevuto la vita prima di volerla», ha detto, sottolineando come l’esistenza sia intrinsecamente legata a relazioni di «umanità e di cura vicendevole». Ha concluso la sua omelia invocando l’unità nella diversità, sul fondamento di Cristo, come «segno di pace per tutti, nella società e nel mondo».