«La cerimonia di oggi ricorda l’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli del più grande campo di sterminio che la storia ricordi luogo di morte per antonomasia: simbolo tetro, incancellabile testimonianza dell’abominio di cui è capace l’essere umano quando abbandona la strada del diritto, della tolleranza, del rispetto della propria dignità e quando si incammina sulla strada dell’odio della guerra del razzismo». Così dal Quirinale le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un discorso che ha toccato non solo la tragedia del passato ma anche le inquietudini dei nostri giorni.
«Ieri e abbiamo vissuto un momento storico di straordinaria importanza che tesse insieme l’unica tela passato e futuro. Un evento che ha espresso anche il significato di rinnovare un patto tra nazioni e popoli per accendere una speranza anche in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando in cui la violenza, l’aggressione e la guerra sembrano voler prendere il sopravvento».
Lo sterminio ad Auschwitz
«Le camere a gas, le ciminiere e crematori, le crudeli selezioni, le percosse, la fame, il gelo, la paura e i criminali esperimenti dei medici di Auschwitz provoca sempre infinito orrore, scuote le nostre coscienze e le nostre convinzioni. Genera angoscia, turbamento, interrogativi laceranti. Non vi si va, non vi si può andare come se fosse soltanto un memoriale di un’epoca passata, un sito storico oggi trasformato in un monumento di grande rilievo».
«Da Auschwitz si torna ogni volta sconvolti perché Auschwitz è il non luogo per l’eccellenza, dove le coordinate spaziali si smarriscono e dove il tempo si ferma. Lo sterminio nazista non nacque per un caso, fu una macchina di morte progettata lucidamente, una accurata organizzazione burocratica per sopprimere uomini e donne, innocenti, intere comunità, culture e popoli considerati inferiori. Ebrei provenienti da ogni parte d’Europa uccisi a milioni».
«Deportati, politici, omosessuali, malati di mente, disabili, persone che secondo quella follia sanguinaria non erano tali e non avevano diritto di vivere. Con il terrore e con la propaganda, divenne regime arrivando a convincere milioni di cittadini che la loro felicità, il benessere loro e della nazione, fossero ostacolati dalla sparuta presenza degli ebrei e di altre piccole minoranze. Padri di famiglia, donne devote, intellettuali apparentemente raffinati, borghesi e proletari, giovani anziani che trasformavano così in volenterosi carnefici di Hitler».
Mattarella sulle guerre in corso
«Ci troviamo qui al Quirinale con le più alte cariche dello Stato non soltanto per ricordare ma per ribadire il nostro comune è interrogabile impegno a non permettere che è simili atrocità si ripresentino, a impedire che l’odio, il terrore, l’inimicizia, la prepotenza e la mentalità di guerra prevalgano nuovamente».
«Oggi questi principi di umanità, di giustizia, di democrazia di buon senso, risaltano ancora di più nel loro valore. L’invasione russa in Ucraina è avvenuta con slogan e con giustificazione di nazionalismo, somministra aggressioni che appartengono a un passato condannato dalla storia. La minaccia continua alla sicurezza e alla resistenza stessa del popolo di Israele così come quando dopo l’orrore del 7 ottobre 2023 che a Gaza ha provocato la morte di tante migliaia di innocenti civili palestinesi. La guerra genera lutti e macerie, la violenza produce violenza e nutre il desiderio di vendetta. Bisogna avere il coraggio, la forza e la determinazione di spezzare le catene dell’odio. Diversamente non ci sarà mai pace e sicurezza».
Mai più Auschwitz
«Abbiamo fiducia nei giovani a cui voi avete consegnato la testimonianza di dolore e di impegno rafforzando la loro sete di giustizia ed eguaglianza. Abbiamo fiducia nei valori consacrati nella nostra Costituzione repubblicana che respinge con fermezza le discriminazioni e l’intolleranza abbiamo fiducia nell’umanità, nella saggezza dei popoli nella determinazione di tante donne e tanti uomini in grado di impedire con onestà e con coraggio che forze oscure possono prevalere sulla aspirazione naturale dell’umanità, alla pace, alla giustizia, alla fratellanza. Ripetiamo allora anche noi con particolare determinazione in questi nostri giorni, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro, nelle case, nelle piazze, quel grido forte alto che proviene ogni giorno ed è per sempre dal centro di Auschwitz. Mai più!»
In aggiornamento.