La tregua tra Israele e Hamas è «un passo necessario di cui tutta la popolazione aveva bisogno per aprire una nuova pagina». Così in un’intervista a La Repubblica il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. E nella nuova pagina le forze di difesa israeliane hanno comunicato ai palestinesi sfollati che potranno fare ritorno nel nord di Gaza dal sud della Striscia, se Hamas rispetterà l’accordo di cessate il fuoco. Intanto Hamas ha fatto sapere che quattro donne israeliane saranno liberate sabato nell’ambito dello scambio di prigionieri con Israele che vede per ogni ostaggio di Hamas la liberazione di 30 detenuti palestinesi. Centinaia i camion di aiuti umanitari che stanno entrando a Gaza dopo l’inizio della tregua.
Zone cuscinetto, le misure di sicurezza lungo l’asse di Filadelfia
Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell’Idf ha messo in guardia gli abitanti di Gaza dall’avvicinarsi alle zone in cui sono ancora schierate le truppe israeliane, tra cui la zona cuscinetto lungo l’intero confine, il corridoio di Netzarim al centro della Striscia e il corridoio di Filadelfia al confine tra Egitto e Gaza.
E proprio per questo motivo il capo del Mossad, David Barnea, e il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, si sono recati al Cairo per un incontro con il capo dell’intelligence egiziana dove hanno discusso le misure di sicurezza lungo l’asse di Filadelfia, il meccanismo di gestione del cessate il fuoco e la continuazione del dialogo con i mediatori per l’attuazione dell’accordo di tregua a Gaza.
Pizzaballa: «Abu Mazen e Netanyahu non saranno il futuro»
«C’è un desiderio di cambiare modalità – continua Pizzaballa – ma non è chiaro come, anche perché non ci sono le persone che ci aiutino a elaborare: con tutto il rispetto, Abu Mazen e Netanyahu non saranno il futuro. Potranno anche restare anni, ma non ci sarà una nuova visione se non ci saranno nuovi volti».
«La fine della guerra non vuol dire fine del conflitto – ha detto ancora Pizzaballa – non è chiaro il dopo, chi fa cosa, dove, quando. Ma almeno adesso possiamo parlare del ‘dopo’, perché c’è un accordo che per quanto fragile vuole dare al conflitto un orientamento diverso». Pizzaballa ha poi sottolineato il timore sul fatto che qualcuno possa boicottare l’accordo e il «rischio di passare da un tipo di caos a un altro».
Fine della guerra, Hamas: «Merito di Donald Trump»
E sulla fine della guerra secondo Hamas il merito è da attribuire a presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «Siamo pronti a dialogare con l’America e a raggiungere intese su tutto», ha detto al New York Times Mousa Abu Marzouk, leader di Hamas residente in Qatar.
«Se non fosse stato per il presidente Trump, per la sua insistenza nel porre fine alla guerra e per l’invio di un rappresentante decisivo, l’accordo non si sarebbe mai concretizzato», ha aggiunto Abu Marzouk, riferendosi al nuovo inviato in Medio Oriente Steve Witkoff, «il merito di aver posto fine alla guerra spetta a Trump».
Però il presidente Trump ha detto di «non essere sicuro» che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas rimarrà in vigore. «Questa non è la nostra guerra. È la loro guerra», ha spiegato. Inoltre, il presidente ha affermato che Gaza «deve essere ricostruita in modo diverso. Gaza è interessante, è in una posizione fenomenale. Sul mare, con un ottimo clima. Si potrebbero fare delle cose bellissime», ha concluso.
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