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Gaza, Netanyahu: «Tregua violata. Occuperemo tutta la Striscia»

I prossimi giorni saranno decisivi per decidere le sorti della Striscia di Gaza, dopo il congelamento dei negoziati tra Hamas e Israele e la volontà di quest’ultimo, di fare tutto il possibile per riportare a casa gli ostaggi. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, a tal proposito, ha fatto sapere che convocherà nei prossimi giorni il gabinetto di sicurezza per istruire le forze di difesa e perseguire i tre obiettivi prefissati: «sconfiggere il nemico, liberare gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele». Le varie ali all’interno del Governo, sempre prossime alla collisione, non sono concordi sulle prossime mosse. Da una parte c’è chi spinge sull’espansione delle operazioni militari a Gaza, dall’altra, invece, chi vorrebbe limitare l’azione dell’Idf per concedere più tempo per un futuro tavolo dei negoziati. Nell’immediato, il premier, in un discorso recente, ha annunciato che, assieme al minsitro delle Finanze, Bezalel Smotrich, approverà «due piani molto importanti per la riabilitazione e lo sviluppo» delle città meridionali al confine con la Striscia, tra cui Ashkelon, Ofakim e Netivot, con un budget totale di 3,2 miliardi di shekel (939 milioni di dollari).

La conferenza sugli ostaggi

La questione degli ostaggi sarà all’ordine del giorno del Consiglio di sicurezza speciale delle Nazioni Unite a New York, organizzato dal ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar. «Hamas sta usando la fame e la tortura degli ostaggi come parte di una campagna di propaganda sadica, deliberata e ben pianificata – ha dichiarato prima di partire per gli Stati Uniti – La questione degli ostaggi deve essere al centro dell’attenzione mondiale». Al centro resta la diffusione, da parte del movimento palestinese, dei video con due ostaggi (Evyatar David e Rom Braslavski) in condizioni di malnutrizione estrema.

Netanyahu sente Putin

Per la seconda volta in pochi giorni, il premier israeliano ha avuto un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin. Stando alla conferma del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il leader russo avrebbe spinto per una soluzione pacifica nell’area mediorientale. Nel dettaglio, Mosca avrebbe offerto la sua disponibilità per facilitare i negoziati sul programma nucleare iraniano. L’ultima conversazione tra i due risaliva soltanto a pochi giorni fa, esattamente lo scorso 29 luglio.

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