Si aggrava ulteriormente la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute locale, controllato da Hamas, sette persone, tra cui bambini, sono morte nelle ultime ore per fame e malnutrizione: sale a 154 il bilancio totale delle vittime legate alla carestia dall’inizio della guerra. Di queste, 89 erano minori.
Nel frattempo, gli attacchi israeliani non si arrestano. Almeno 46 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore, molti dei quali mentre cercavano disperatamente aiuti umanitari. Le organizzazioni sanitarie locali denunciano che oltre 30 vittime si trovavano in coda per ricevere cibo.
Sul fronte politico, cresce la pressione internazionale. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina entro settembre, salvo «sostanziali passi» da parte di Israele verso un cessate il fuoco e un processo di pace credibile. Anche Malta ha annunciato che farà lo stesso durante l’Assemblea Generale dell’ONU.
Ma la mossa è duramente criticata dal Forum dei familiari degli ostaggi israeliani, secondo cui riconoscere la Palestina in questo momento «premia il terrorismo» e mette in pericolo i circa 50 ostaggi ancora detenuti da Hamas.
Intanto, dagli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha assicurato che la distribuzione di cibo nei centri sostenuti da Washington inizierà presto, in coordinamento con Israele. Mentre il mondo discute di diplomazia, a Gaza si continua a morire di fame. E da Roma, i leader di AVS Bonelli e Fratoianni alzano uno striscione alla Camera: «Gaza. L’ipocrisia uccide come la fame».