Nella Striscia di Gaza la crisi umanitaria si aggrava: secondo l’OMS e l’ONU, fame e malnutrizione stanno uccidendo quanto le bombe, con 2,1 milioni di persone intrappolate, neonati e madri in condizioni critiche e una grave carenza d’acqua. L’Unicef denuncia: 28 bambini muoiono ogni giorno.
A fronte di ciò, Israele riferisce di aver fatto entrare 70 camion di aiuti, ma secondo le Nazioni Unite le forniture restano insufficienti. Sul piano diplomatico, Hamas ha presentato una risposta aggiornata alla proposta di tregua, ritenuta “praticabile” da Israele, anche se ancora non pienamente soddisfacente.
Hamas chiede garanzie sul ritiro dell’esercito, la fine della guerra e l’accesso umanitario, con preferenza per un ruolo diretto dell’ONU. Intanto, emergono tensioni politiche: un ministro israeliano di estrema destra ha dichiarato che “tutta Gaza sarà ebraica”, suscitando sdegno internazionale.
Cresce anche la pressione interna in Germania per interrompere la vendita di armi a Israele. Possibile nuovo round negoziale su uno yacht in Sardegna, con inviati da USA, Israele e Qatar. Sul terreno, continuano i bombardamenti: oltre 13 morti solo oggi, tra cui bambini. I giornalisti internazionali chiedono libero accesso alla Striscia. L’UE ribadisce che l’annessione dei territori occupati viola il diritto internazionale.