Un miracolo di Natale quello in corso in questi giorni a Doha per i colloqui tra Gaza e Israele. I negoziati per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e un accordo per il rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas sono completati al 90%.
A dare la notizia è stato alto funzionario palestinese coinvolto nei negoziati. Uno dei principali punti critici, spiega, è la continua presenza militare israeliana nel corridoio Filadelfia, una striscia di terra strategicamente importante nel sud di Gaza lungo il confine con l’Egitto.
Il funzionario palestinese ha condiviso i dettagli delle discussioni in corso a Doha, che includono la possibile creazione di una zona cuscinetto larga diversi chilometri lungo tutto il confine tra Israele e Gaza. Israele, ha aggiunto, manterrebbe una presenza militare all’interno di questa zona. Secondo il funzionario, con la risoluzione di queste questioni potrebbe essere concordato un cessate il fuoco in tre fasi entro pochi giorni.
Intanto dal fronte è arrivata la notizia di almeno 28 per uccise dai raid aerei di Israele Secondo le autorità della Striscia l’operazione è andata avanti fino all’alba, colpendo una casa e una scuola che ospitava sfollati nel quartiere di Gaza City di al-Daraj. I militari israeliani sostengono, invece, che l’edificio era usato da Hamas.
La prospettiva
Un punto essenziale per Israele, per far sì che i colloqui arrivino a una conclusione definitiva, è la restituzione degli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre 2023. L’organizzazione palestinese ha fatto quindi un passo indietro e ha fornito “segni di vita” relativi a diversi ostaggi nascosti nella Striscia. Un alto funzionario israeliano ha dichiarato ai media locali che Israele conosce l’ubicazione della maggior parte degli ostaggi ma non ha precisato se l’organizzazione palestinese abbia fornito un elenco degli ostaggi ancora in vita. Il funzionario ha confermato che Israele non accetterebbe la fine della guerra come parte di un accordo mentre potrebbe dare il via libera a una sorta di «cessate il fuoco prolungato».
L’allarme
Circa 945mila sfollati palestinesi hanno bisogno di forniture per l’inverno a Gaza perché vivono in precari rifugi di fortuna e potrebbero non sopravvivere alle temperature rigide. Lo hanno affermato le Nazioni Unite sottolineando il rischio di malattie infettive che hanno registrato un picco già nell’inverno 2023 potrebbero aumentare ulteriormente a causa della malnutrizione.
L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha pianificato tutto l’anno per l’inverno a Gaza, ma gli aiuti che è riuscita a far arrivare nel territorio «non sono nemmeno lontanamente sufficienti per le persone», ha affermato Louise Wateridge, portavoce dell’agenzia.
L’Unrwa ha distribuito 6mila tende nelle ultime quattro settimane nel nord di Gaza, ma non è riuscita a farle arrivare in altre parti della Striscia, comprese le aree in cui si sono verificati combattimenti. Circa 22mila tende sono rimaste bloccate in Giordania e 600mila coperte e 33 camion carichi di materassi sono rimasti in Egitto dall’estate perché l’agenzia non ha l’approvazione israeliana o una via sicura per portarli a Gaza e perché ha dovuto dare priorità agli aiuti alimentari di cui c’era «disperatamente bisogno – ha detto Wateridge – Molti dei materassi e delle coperte sono stati da allora saccheggiati o distrutti dalle intemperie e dai roditori» ha detto.
In attesa delle approvazioni necessarie l’International Rescue Committee sta cercando di portare indumenti invernali per bambini perché «ci sono molte approvazioni da ottenere dalle autorità competenti», ha sottolineato Dionne Wong, vicedirettrice dei programmi dell’organizzazione per i territori palestinesi occupati.