G7 Esteri, Tajani: «Tregua in Libano? Speriamo. Sulla sentenza della Cpi serve unità»

«L’unità in questo momento è la nostra forza». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, lancia un appello all’unità e alla compattezza davanti alle grandi sfide globali, a partire dalle guerre in Medio Oriente e in Ucraina, dal G7 Esteri in corso a Fiuggi.

Un G7 che – ha detto il titolare della diplomazia italiana – deve dare un segnale «di forza» ma che, allo stesso tempo, non deve essere una «fortezza» ma aprirsi e «incrementare il numero di amici» per «aprirsi e non rinchiudersi». Per questo motivo il titolare della Farnesina ha scelto di invitare una serie di attori regionali nelle varie sessioni di lavoro che si svolgeranno fino a martedì.

La prima giornata ha visto come focus principale il Medio Oriente. Tanti i temi sul tavolo a partire da quello più spinoso: i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.

L’obiettivo di Tajani è quello di trovare una posizione univoca sul tema da poter inserire nel comunicato finale del vertice. Non sarà un’impresa facile visto che le posizioni appaiono piuttosto distanti. Gli Stati Uniti, come noto, non riconoscono l’autorità della Cpi mentre altri Paesi si dicono pronti ad attuarla qualora Netanyahu dovesse entrare nel loro territorio. «Nessuno è al di sopra della legge», ha affermato in merito la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock.

A Fiuggi c’è anche grande speranza per una tregua in Libano. «Siamo vicini, speriamo che sia vero», ha detto il ministro in apertura della sessione alla quale hanno preso parte anche i rappresentanti di Giordania, Egitto, Emirati Arabo Uniti, Arabia Saudita e Qatar. «Vogliamo lavorare insieme per fermare la guerra, il nostro dialogo è cruciale», ha aggiunto rivolgendosi direttamente a quelli che ha definito «alcuni nostri grandi amici della regione del Medio Oriente».

In merito al Libano Tajani ha ribadito che l’Italia vuole giocare «un ruolo da protagonista» dando la «piena disponibilità» di Roma a «sorvegliare» l’attuazione dell’eventuale accordo «insieme agli Stati Uniti e ad altri Paesi», vista anche la nutrita presenza nel Paese di soldati italiani «nelle due missioni: quella Unifil e quella bilaterale».

Per quanto riguarda Gaza, invece, il titolare della Farnesina ha ammesso che la situazione è «più complicata». Resta l’impegno dell’Italia per la ricerca di un cessate il fuoco e l’invio di aiuti umanitari alla popolazione tramite il programma “Food for Gaza” che ha avuto un ottimo riscontro a livello internazionale. Nei prossimi giorni è prevista la partenza di un aereo con aiuti umanitari da Brindisi e a breve quella di una nave da Ravenna.

Nella giornata di martedì invece l’attenzione si sposterà sull’Ucraina con un panel dedicato alla presenza del ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybiha. Tajani ha fatto notare come la Russia si stia assumendo «responsabilità gravi» facendo combattere i militari della Corea del Nord e arruolando miliziani yemeniti Houthi «proxy dell’Iran». La posizione dell’Italia, nel giorno in cui rimbalzano voci sulle valutazioni che starebbero facendo Francia e Regno Unito in merito all’invio di proprie truppe sul terreno, resta la stessa. «Non manderemo soldati italiani a combattere», ha scandito Tajani a chiare lettere. «Aiutiamo Kiev politicamente, finanziariamente e militarmente ma dobbiamo evitare una escalation». L’obiettivo dell’Italia resta quindi quello della «pace giusta» nel rispetto del diritto internazionale.

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