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Fumata nera per il patto di stabilità. Gentiloni: «Accordo a giorni»

Non sono bastate otto ore di maratona negoziale notturna ai ministri delle Finanze dell'Ue, rinchiusi nell'Europa Building dalle 19 fin quasi alle 4 del mattino, per arrivare a siglare il patto dell'Immacolata. Le trattative sulla riforma del patto di stabilità e crescita non hanno portato ad un accordo tra i 27, ma non tutto è…

Non sono bastate otto ore di maratona negoziale notturna ai ministri delle Finanze dell’Ue, rinchiusi nell’Europa Building dalle 19 fin quasi alle 4 del mattino, per arrivare a siglare il patto dell’Immacolata. Le trattative sulla riforma del patto di stabilità e crescita non hanno portato ad un accordo tra i 27, ma non tutto è perduto. Per il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni sono stati fatti «passi avanti sostanziali, anche se la missione non è ancora compiuta». Tuttavia, un accordo è questione di «giorni». Più cauto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha parlato di «settimane» necessarie per arrivare ad un accordo definito nei dettagli.

Per Gentiloni, un accordo prima di fine anno è «raggiungibile. Siamo davvero vicini», ha affermato. Nella lunga discussione notturna al tavolo «non ho visto nessuno con l’intenzione di uccidere il negoziato», ha osservato. “Naturalmente, dobbiamo ancora finalizzare le discussioni: non ci sono solo aspetti tecnici, ma anche alcuni problemi, specialmente sul modo in cui assicurare che ci sia abbastanza spazio per gli investimenti».

Il nodo che deve essere ancora sciolto del tutto è questo: che cosa succede ai Paesi che finiranno sotto procedura per deficit eccessivo? L’anno prossimo saranno almeno una decina, si prevede, tra i quali quasi sicuramente l’Italia e la Francia. Dunque, questi Paesi dovranno fare una correzione del deficit strutturale (il saldo strutturale è il saldo tra entrate e uscite che un governo registrerebbe a politiche vigenti) pari allo 0,5% l’anno. L’Italia con la manovra 2024 fa una correzione doppia, di un punto percentuale, tant’è che Giorgetti ha notato che la manovra è già in linea con le traiettorie richieste dalle regole venture.

Il problema è che, visto che i tassi d’interesse, e quindi i rendimenti dei titoli di Stato, sono saliti negli ultimi anni, e quindi il servizio del debito, cioè il costo degli interessi che uno Stato deve pagare per rimborsare chi gli ha fatto credito, tenderà ad aumentare nei prossimi anni.

Quindi un Paese molto indebitato, come l’Italia ma anche la Francia, potrebbe trovarsi costretto a tagliare proprio quegli investimenti che dovrebbe fare, per affrontare la transizione verde e digitale e le spese per la difesa, necessarie ad aiutare l’Ucraina, che combatte contro gli invasori russi.

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