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Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), lo Svimez lancia l’allarme: «Ritardi preoccupanti»

Lo Svimez, l’istituto che si occupa dello sviluppo del mezzogiorno, ha presentato un’analisi sullo stato di attuazione dei programmi italiani finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) nel periodo 2021-2027, e sulle opportunità e criticità connesse alla proposta di revisione avanzata dalla Commissione europea. L’Italia ha speso fino a ora, con dati censiti al…
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Lo Svimez, l’istituto che si occupa dello sviluppo del mezzogiorno, ha presentato un’analisi sullo stato di attuazione dei programmi italiani finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) nel periodo 2021-2027, e sulle opportunità e criticità connesse alla proposta di revisione avanzata dalla Commissione europea. L’Italia ha speso fino a ora, con dati censiti al 29 maggio scorso, solo il 7,5 per cento dei fonti, ovvero appena 3 miliardi su 42 stanziati dall’Ue, che rappresenta uno tra i peggiori risultati in Europa. La proposta di revisione della Commissione europea, con l’introduzione del cofinanziamento da parte dell’Unione europea al 100 per cento e un anno aggiuntivo per la spesa, può essere vista come opportunità concreta, ma anche rappresentare un campanello d’allarme.

La destinazione

Le Regioni del Mezzogiorno hanno già destinato circa tre miliardi alle tecnologie Step (Strategic Technologies Platform), la piattaforma proposta dalla Commissione europea per rafforzare la competitività e la resilienza dell’Europa nei settori strategici, riducendo la dipendenza dalle catene di approvvigionamento tecnologico estere, e potrebbero contribuire al target minimo del 15 per cento di riprogrammazione richiesto per accedere ai benefici previsti dalla Commissione. Ma la riallocazione dovrà essere gestita con particolare attenzione per preservare il principio di addizionalità, cioè di somma rispetto ai fondi nazionali utilizzati per obiettivi simili, delle risorse destinate alla coesione, evitando utilizzi che ne snaturino la funzione.

Gli sviluppi

In questo scenario, secondo Svimez, si rende necessaria una governance multilivello, in grado di coniugare un forte presidio centrale – essenziale per garantire la coerenza strategica – con il pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali, indispensabile per adattare gli interventi alle specificità e ai bisogni dei diversi territori. In particolare vengono analizzate, nell’analisi dell’Istituto, le implicazioni della Mid-term review (la revisione a metà ciclo di programmazione) dei fondi di coesione europei per gli anni 2021-2027, che consente di riallocare le risorse verso le nuove priorità strategiche dell’Unione Europea, che sono: difesa, transizione energetica, gestione delle risorse idriche, social housing e tecnologie critiche. Per l’Italia si apre un’opportunità significativa per rafforzare le politiche industriali a sostegno degli investimenti delle grandi imprese nel Mezzogiorno, compresa la Puglia, e per accelerare gli interventi di riequilibrio territoriale. La Puglia presenta impegni di spesa ancora limitati pur essendo in prima posizione tra le regioni meridionali per il programma operativo dei fondi europei 2021-2027. La giunta regionale, per esempio, tra il 2025 e il 2028, metterà in campo 75 milioni di euro per interventi destinati alla chiusura delle discariche.

La rivisitazione

Un’opportunità che, secondo Svimez, va lette anche alla luce delle difficoltà attuative che hanno contribuito a contenere la spesa di fondi che potrebbero essere, invece, utilizzati, grazie anche alle opportunità di “riallocazione” consentite dall’Unione europea per agevolare i programmi di sviluppo e gli investimenti nei comparti strategici individuati proprio dalla Ue.

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