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Fine vita, la Consulta dice no all’aiuto da terzi per il farmaco

Il quesito sul caso di Libera, la 55enne toscana completamente paralizzata che non può autosomministrarsi il farmaco letale per usufruire del suicidio assistito, per la Corte Costituzionale è illegittimo. La Consulta, infatti, ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale, quello sull’omicidio del consenziente, per difetto di motivazione circa la reperibilità dei dispositivi di autosomministrazione. I giudici, in sintesi, invitano a individuare le strumentazioni idonee che consentano a una persona impossibilitata ad autosomministrarsi il farmaco di poter usufruire del suicidio assistito.

Il caso

Libera (nome di fantasia) aveva chiesto che fosse rispettata la sua volontà di porre fine alle sue sofferenze attraverso l’aiuto di un medico. Le sue condizioni erano state verificate da parte dell’Azienda sanitaria che aveva confermato la presenza di tutti i requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. L’Asl Toscana Nord ovest aveva anche verificato che attualmente, almeno a livello regionale, non vi sono nel mercato dei dispositivi medici idonei all’autosomministrazione del farmaco per persone nelle condizioni della donna, completamente paralizzata dal collo in giù, con difficoltà nel deglutire e dipendente dai suoi caregiver. Libera ha rifiutato la sedazione profonda perché vuole essere lucida e cosciente fino alla fine. Per questo, aveva presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze chiedendo che fosse il suo medico di fiducia a somministrarle il farmaco. Lo scorso aprile, però, i giudici hanno sollevato la questione di legittimità sul reato di omicidio del consenziente, che punisce con la reclusione fino a 15 anni «chiunque cagiona la morte di un uomo col consenso di lui».

A distanza di qualche mese arriva la decisione della Consulta, secondo la quale era necessario che il tribunale di Firenze, prima di sollevare la questione di legittimità, oltre a chiamare in causa l’Azienda Sanitaria competente, coinvolgesse organismi specializzati operanti a livello centrale (come l’Istituto Superiore di Sanità) per verificare la reperibilità di strumenti che Libera fosse in grado di attivare. «Adesso torneremo davanti al tribunale di Firenze chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale che la Corte ha sollecitato con la speranza che questa indagine si concluda positivamente e in tempi brevi», spiega la segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo che sottolinea come «nella decisione emerge chiaramente il ruolo del Servizio sanitario nazionale nel fine vita». Ruolo chiamato in causa anche dal costituzionalista Stefano Ceccanti: «la Corte spiega di nuovo al Parlamento che escludere il Servizio Sanitario Nazionale nella tutela di una situazione giuridica, ossia di un diritto, sarebbe illegittimo». La maggioranza, con il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, evidenzia invece come «con questa sentenza si chiude ad ogni tentativo delle opposizioni di introdurre in Italia l’eutanasia».

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