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Fine vita: dopo la Toscana, il governo apre a una legge nazionale. Maggioranza al lavoro

Da Firenze a Roma, il cosiddetto “fine vita” agita la politica dopo il caso di Daniele Pieroni. Secondo il consigliere regionale toscano di Fratelli d’Italia, Diego Petrucci, «fin dall'inizio di questa vicenda ho sempre sostenuto che servisse un intervento legislativo a livello nazionale, e ho sempre detto che le Regioni non hanno facoltà di legiferare…
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Da Firenze a Roma, il cosiddetto “fine vita” agita la politica dopo il caso di Daniele Pieroni. Secondo il consigliere regionale toscano di Fratelli d’Italia, Diego Petrucci, «fin dall’inizio di questa vicenda ho sempre sostenuto che servisse un intervento legislativo a livello nazionale, e ho sempre detto che le Regioni non hanno facoltà di legiferare su una materia così complessa che chiama in causa diritti costituzionali, questioni etiche e addirittura di rilevanza penale. Oggi ribadisco questa posizione. In Consiglio regionale il nostro no è stato categorico rispetto alla legge approvata in Toscana, perché se va alle singole Regioni la disciplina di questo tema si creano diseguaglianze inaccettabili tra i cittadini È paradossale che sia stata la sinistra, che invoca la Costituzione a ogni piè sospinto, ad aver voluto questa legge regionale Non si può essere difensori della Carta a fasi alterne».

La discussione

L’esponente di centrodestra ricorda anche che «già all’indomani dell’approvazione della legge toscana il ministro Schillaci aveva parlato di tempi maturi per discuterne a livello nazionale e proprio ieri il Governo ha avviato un confronto per presentare un testo unitario», riferendosi al vertice tra la premier Giorgia Meloni e i suoi due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini che ha visto anche la partecipazione della ministra della famiglia Eugenia Rocella e del titolare della salute Orazio Schillaci in cui si è discusso appunto di stilare un testo unitario così da superare le ben undici proposte che giacciono in Parlamento sul tema del cosiddetto “suicidio assistito” e di costituire un comitato etico per dirimere questioni sensibili e temi complicati.

Le polemiche

Una decisione contestata dal capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia: «ci preoccupa l’idea che sia il presidente del Consiglio a nominare un comitato etico. Ci dà la sensazione di una perdita di tempo rispetto al lavoro che può fare il Parlamento. Noi non siamo una Repubblica teocratica». Mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, si dice sicuro che «entro luglio arriveremo in aula con un testo comune e condiviso». Stessa convinzione anche da parte di Forza Italia, con il relatore della proposta di legge, Pierantonio Zanettin, che conferma: «c’è una convergenza nel centrodestra e la legge si farà». Anche i vescovi italiani chiedono che si proceda a una legge nazionale e lo fanno con Augusto Paolo Lojudice, presidente dei vescovi toscani e membro del consiglio permanente della Cei: «la vicenda Pieroni ci lascia con una profonda amarezza ed è il segno di come sull’argomento del fine vita ci sia la necessità di un vero confronto a livello nazionale, lontano dai riflettori, che punti prima di tutto a ridare centralità alle cure palliative accompagnando il paziente non più guaribile nel tempo della sofferenza e del fine vita . La solitudine e il dolore devono trovare rete a cui aggrapparsi Il diritto alle cure palliative è un diritto fondamentale da garantire a tutti i pazienti e sono convinto che su questo ci sia ancora tanto da fare».

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