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Finanziavano Hamas tramite finte onlus: nove arresti a Genova, tra loro Mohammad Hannoun

Sono circa 7 milioni di euro i fondi raccolti e destinati illegalmente ad Hamas attraverso una rete di associazioni benefiche. È quanto emerso durante un'inchiesta coordinata dalla Procura di Genova che ha portato all'arresto di nove persone accusate di aver finanziato l'organizzazione terroristica responsabile, tra gli altri, dell'attacco del 7 ottobre 2023. L’indagine, condotta dai…
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(Foto di Marco Ottico/Lapresse)

Sono circa 7 milioni di euro i fondi raccolti e destinati illegalmente ad Hamas attraverso una rete di associazioni benefiche. È quanto emerso durante un’inchiesta coordinata dalla Procura di Genova che ha portato all’arresto di nove persone accusate di aver finanziato l’organizzazione terroristica responsabile, tra gli altri, dell’attacco del 7 ottobre 2023.

L’indagine, condotta dai poliziotti della Digos, dal Nucleo di Polizia economico finanziaria e dal Nucleo speciale della Polizia valutaria della Guardia di finanza, ha colpito una presunta cellula radicata nel capoluogo ligure.

Tra i destinatari della custodia cautelare in carcere figura il nome di Mohammad Hannoun, 62 anni, presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia. Secondo gli inquirenti, la struttura non era frutto di iniziative isolate, ma un «progetto strategico dell’organizzazione madre Hamas», come sottolineato dal Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo e dal procuratore di Genova Nicola Piacente.

Le somme, che superano complessivamente gli otto milioni di euro se si considerano i sequestri reali, venivano inviate a Gaza e nei territori palestinesi tramite triangolazioni bancarie con l’estero.

I fondi servivano a sostenere le attività del “Movimento della resistenza islamica” e i familiari di soggetti coinvolti in attentati. In particolare, è emerso un legame diretto con Osama Alisawi, già esponente del governo di Hamas a Gaza, che sollecitava i versamenti.

Nelle intercettazioni sono emersi riferimenti espliciti alla Jihad. Mohammad Hannoun, pur avendo dichiarato pubblicamente nell’agosto scorso di «non appartenere ad Hamas ma di rispettare ogni fazione che lotta per l’autodeterminazione», è ritenuto figura centrale della rete fin dal 1991.

Tra il materiale acquisito figura anche la foto di un indagato in divisa mimetica, armato di lanciarazzi e circondato da miliziani delle Brigate Al Qassam.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato l’esito dell’inchiesta affermando che «è stato squarciato il velo su attività che, dietro il paravento di iniziative a favore delle popolazioni palestinesi, celavano il sostegno a organizzazioni terroristiche». Anche il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto, dichiarando: «Spero che vengano presi tutti e che vengano espulsi quelli che sono in Italia illegalmente».

La Procura ha comunque precisato che tali accertamenti «non possono togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese nel corso delle operazioni militari di Israele», ma allo stesso tempo ha ribadito che nessuna azione bellica può giustificare il terrorismo contro i civili.

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