Partirà a settembre in quattro regioni (Lazio, Calabria, Campania e Trentino Alto Adige) il progetto sostenuto dalla Società italiana di andrologia (Sia) in collaborazione con Rotary Club Roma e con il coinvolgimento della Siru (Società italiana della riproduzione umana). Si tratta di una visita andrologica riservata a 200 mila diciottenni «per la crescita della natalità», ma soprattutto per aumentare la percentuale di controlli nei giovani, visto che in Italia 2 milioni di giovani fra i 16 e i 35 anni d’età hanno una malattia andrologica che, in 1 caso su 10, potrebbe compromettere la fertilità. Nonostante questo, meno del 5% dei giovani uomini si è sottoposto almeno una volta a una visita dall’andrologo.
La dichiarazione
Come spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di urologia alla università Federico II di Napoli «il progetto punta a contrastare il fenomeno della denatalità nel nostro paese, dovuta principalmente ad un declino della fertilità in entrambi i sessi, intercettando i giovani per far capire loro che devono e possono rivolgersi all’andrologo senza paura e che individuare una patologia oggi può aiutare a preservare la fertilità di domani». Sostiene ancora Palmieri «il fattore tempo è fondamentale per evitare che patologie banali diventino irreversibili. Purtroppo molti pazienti con malattie congenite o acquisite dell’apparato riproduttivo e sessuale per vari motivi, dalla disinformazione alla timidezza e la scarsa confidenza, non si rivolgono all’andrologo e raramente ne parlano ai medici di medicina generale, finendo anche per sviluppare ansie e fobie di ogni tipo».
L’accesso
Agli studenti che hanno compiuto 18 anni d’età verrà offerta la possibilità di accedere a una visita gratuita in una delle strutture pubbliche individuate insieme alle Regioni coinvolte. Come evidenzia Antonio Aversa, professore di endocrinologia, università di Catanzaro ‘Magna Graecia’, «il valore di questo progetto sta nella sua possibile attuazione in tutta Italia rappresenta un importante momento di condivisione e trasferimento del sapere ai nostri giovani».
La finalità progettuale è quella di contrastare la natalità con la conoscenza, l’informazione, la sensibilizzazione e la diagnosi precoce. Conclude Palmieri «in sintonia con quanto emerso nel recente intervento del Governo che ha promosso gli Stati Generali della Prevenzione a Napoli, il nostro obiettivo è di partire dai giovani, già fin dai banchi di scuola. Per invertire la denatalità bisogna superare la disinformazione, la timidezza e la scarsa consapevolezza che oggi ostacolano la prevenzione. Questo progetto non è solo un intervento medico, ma un investimento sociale e culturale. Promuovendo la diagnosi precoce, l’informazione e la sensibilizzazione, si gettano le basi per una maggiore consapevolezza della Salute riproduttiva maschile».