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Ex Ilva, via libera al Senato al decreto per garantire la continuità degli impianti

Via libera, al Senato, al decreto che punta a garantire la continuità produttiva e occupazionale degli impianti dell’ex Ilva.

Il provvedimento, che dovrà essere convertito in legge entro il 25 marzo e che ora passerà alla Camera, ha ottenuto 77 voti a favore e 58 contrari. Un senatore si è astenuto.

Il testo ha unificato (tramite un emendamento del Governo) i due decreti varati a gennaio dal Consiglio dei ministri con l’obiettivo di traghettare gli impianti verso il nuovo assetto proprietario.

Da un lato il decreto stanzia altri 250 milioni di euro per Acciaierie d’Italia (ex Ilva) con l’obiettivo di “assicurare la continuità produttiva e occupazionale degli impianti”. La norma amplia la facoltà di utilizzo del patrimonio già destinato a finalità di ripristino ambientale. Si tratta del fondo costituito da somme provenienti dalla “confisca Riva”, e quindi private, destinate esclusivamente a finalità di ripristino ambientale.

Dall’altro, invece, il provvedimento interviene sulla procedura di riesame dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per gli impianti di interesse strategico e quindi per l’ex Ilva.

Ecco le novità introdotte durante l’esame del testo a Palazzo Madama

Con l’obiettivo di rimpinguare (in parte) il patrimonio destinato alle bonifiche ambientali da cui il decreto sottrae 250 milioni di euro destinandoli alla continuità produttiva degli stabilimenti e distraendoli, dunque, dalle finalità di “ripristino ambientale” per cui è nato il fondo, viene istituito un fondo da 80 milioni al Mimit a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), programmazione 2021-2027.

Lo prevede un emendamento, messo a punto dal Governo e sottoscritto dal relatore Salvo Pogliese (FdI). La norma è stata ritoccata su indicazione della commissione Bilancio prevedendo che il fondo abbia una dotazione di 68 milioni per il 2027 e di 12 milioni per il 2028. Mentre nella versione iniziale dell’emendamento la dotazione finanziaria era di 80 milioni per il solo 2027.

Le risorse del fondo saranno destinate al solo 2027 «perché il 2025 e il 2026 sono coperti dalle risorse del patrimonio destinato», ha spiegato nelle scorse settimane la sottosegretaria al Mimit Fausta Bergamotto.

In realtà, il patrimonio destinato al risanamento ambientale da cui vengono distratti 250 milioni di euro per la continuità produttiva degli stabilimenti, coprirebbe solo fino al primo quadrimestre del 2026, ma «orientativamente sappiamo già come fare per coprire tutto il 2026», ha rassicurato Bergamotto.

Le risorse, in ogni caso, verranno impiegate «per interventi di ripristino e di bonifica ambientale da realizzarsi a cura dell’amministrazione straordinaria di Ilva spa su aree di proprietà di quest’ultima ricomprese nel Sin di Taranto e diverse da quelle occupate dal gestore ovvero oggetto di trasferimento a terzi, che non trovano copertura finanziaria nelle residue disponibilità del patrimonio destinato».

Cronoprogramma sugli interventi ambientali

Con lo stesso emendamento inoltre, si prevede che l’organo commissariale di Ilva dovrà elaborare “un cronoprogramma degli interventi a valere sul fondo, aggiornato trimestralmente, approvato con decreto del Mimit, sentito il Mase”.

“Le somme necessarie sono erogate per stati di avanzamento su richiesta dell’organo commissariale e rendicontate con periodicità mensile“, precisa la norma.

Ridotta da 10 a 7 anni la frequenza di aggiornamento dei criteri Vds

Verrà ridotto da 10 a 7 anni il periodo entro cui dovranno essere aggiornati i criteri per la redazione della Valutazione di danno sanitario (Vds) degli stabilimenti di interesse strategico. Lo prevede la riformulazione di alcuni emendamenti presentati da M5s, Pd e Avs.

Tra i firmatari degli emendamenti originari, che chiedevano di ridurre fino a 2 anni la cadenza decennale con cui avverrebbe questo aggiornamento, solo il M5s non ha accettato la riformulazione proposta dall’Esecutivo.

Nel dettaglio, il decreto varato dal Cdm stabiliva che ogni 10 anni debba essere aggiornato il decreto del ministero della Salute sui criteri per la redazione della valutazione di danno sanitario includendo tra i nuovi criteri anche quelli di carattere predittivo in modo da non limitarsi a una fotografica del danno già causato, ma di contenere anche delle previsioni del danno futuro (cercando di adeguarsi alla sentenza della Corte di giustizia europea).

Ipotesi norma su partecipazione minoritaria dello Stato

Verrà presumibilmente inserita in un altro provvedimento la norma per definire la cornice normativa in base alla quale lo Stato potrà entrare nel capitale di ex Ilva in quota minoritaria.

I tempi dell’aula, infatti, non hanno consentito al Mef di ultimare l’istruttoria sull’emendamento già messo a punto dal Mimit e che – se presentato – sarete stato sottoscritto dal relatore Salvo Pogliese (FdI).

L’ipotesi di una partecipazione pubblica «largamente minoritaria» è stata confermata dallo stesso ministro Urso.

«Se gli attori lo dovessero chiedere, potremmo mettere in campo una partecipazione pubblica: una partecipazione che ci consente di garantire meglio lo sviluppo industriale degli impianti evitando gli errori del passato che sono stati fatti anche in questo campo», ha detto il titolare del Mimit.

L’ipotesi della partecipazione in quota minoritaria, ha aggiunto Urso, la «stiamo valutando sulla base, ovviamente, anche delle proposte che i tre attori hanno in campo. Non escludiamo che ci possa essere una partecipazione largamente minoritaria dello Stato che possa accompagnare questo processo di rilancio produttivo e di riconversione industriale dai forni a caldo ai forni elettrici che verrà garantito nell’arco dei prossimi 4 anni».

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