È arrivato ieri alla Camera, dopo l’approvazione al Senato il decreto ex Ilva. E, pur arrivando all’approvazione, la discussione è stata accesa. Ricordiamo che si tratta delle misure urgenti per il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’ex Ilva. Con questo atto si ha come obiettivo la preservazione e la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti dell’ex Ilva. Il dossier n. 190 intitolato “Misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti dell’ex Ilva S.p.A., nonché per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico nazionale”, spiega i contenuti del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3. Il testo, approvato dal Senato, è costituito da sette articoli.
I fondi
L’articolo 1 autorizza l’amministrazione straordinaria di Ilva a trasferire fino a 400 milioni di euro ad Acciaierie d’Italia, utilizzando risorse derivanti da obbligazioni emesse da Ilva.
Il centrosinistra
«La presidente Meloni e il suo governo si sono dimenticati che Ilva ha causato l’inquinamento della catena alimentare nel tarantino con conseguenze permanenti su uomini, animali e piante. – afferma il deputato pugliese del Pd Claudio Michele Stefanazzi, intervenendo in Aula di Montecitorio appunto ieri. – Questo provvedimento non e’ certo un buon viatico per il futuro dell’Ilva: da un lato si continua a ridurre le risorse al cosiddetto patrimonio destinato all’ambientalizzazione e dall’altro si permette il protrarsi del ciclo di inquinamento». E poi Stefanazzi continua: «Incurante della salute dei cittadini – continua il parlamentare Pd – il governo ci conferma che la produzione di acciaio, anche con impianti obsoleti, deve andare avanti per far sì che il nuovo acquirente possa comprare l’Ilva alle condizioni migliori dal punto di vista industriale, indipendentemente dal fatto che la fabbrica possa interrompere il ciclo di inquinamento ambientale che è arrivato fino alla catena alimentare». E infine ha concluso: «In questo momento Ilva è interessata da una nuova operazione di compravendita e tutti ci auguriamo che il lieto fine non sia solo la firma sul contratto d’acquisto, ma che il nuovo acquirente dia garanzie certe e sia in grado di investire sulla transizione ambientale per la produzione dell’acciaio a Taranto», ha concluso.
Forte anche la reazione di Avs: «Con questo ennesimo decreto il governo Meloni finanzia con 400 milioni la continuità produttiva di una azienda che ha devastato il territorio di Taranto dopo aver goduto di sussidi, finanziamenti, apporti di capitale, scudi penali. E’ una misura assurda, un grande sperpero di denaro che dovrebbe essere invece utilizzato per la decontaminazione e il disinquinamento, per mitigare il grave danno ambientale causato dalle passate gestioni. Invece voi che fate? Garantite il processo produttivo di una industria che mette ogni momento in pericolo la salute della citta’: ci chiediamo se avete dato almeno un’occhiata ai picchi di benzene nel quartiere Tamburi», ha detto Filiberto Zaratti, deputato di Avs, intervenendo alla Camera sul Dl ex Ilva.
A inizio lavori si è chiarito che per arrivare ad avere notizia del nuovo affidatario, bisognerà attendere, la sottosegretaria al Mimit Fausa Bergamotto, nel corso del dibattito ha chiarito: «Si tratta di una procedura negoziata – ha aggiunto – con 3 offerenti per l’intero compendio, sono noti, non li ripetiamo in questa sede, ma è chiaro ed evidente a tutti che in questa fase occorre per prima cosa tutelare la riservatezza delle negoziazioni e il giudizio tecnico dei commissari». Insomma come dire che il governo non sta con le mani in mano.