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Esplosione in Iran nel porto commerciale, cinque morti e 700 feriti

L’enorme esplosione e il successivo incendio che hanno colpito il porto di Shahid Rajaee, a 15 chilometri a sud-ovest della città di Bandar Abbas, nel sud dell’Iran, ha provocato la morte di almeno 5 persone e il ferimento di altrettante 700. Il boato della deflagrazione, poi l’incombente fumo di un colore tra il grigio e l’arancione che si è alzato in cielo, visibile anche a chilometri di distanza e la distruzione.

Come sarebbe andata

La coincidenza con il terzo round dei colloqui tra le delegazioni degli Stati Uniti e dell’Iran, nella capitale omanita, per il programma nucleare aveva destato fin da subito il sospetto di un possibile attacco terroristico forse israeliano, anche perché il porto in questione ospita la base militare del Paese.
Il porto inoltre gestisce oltre il 55% delle esportazioni e importazioni iraniane. La causa scatenante, come ha riportato l’agenzia di stampa statale Irna, però sembrerebbe essere «una scorta di merci pericolose e materiali chimici immagazzinati nella zona portuale».
Insomma, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di uno stoccaggio negligente di container di prodotti chimici, conservati forse senza seguire le dovute misure di sicurezza. Resterebbe, in ogni caso, da chiarire l’incognita di chi abbia innescato l’incendio.

La reazione del governo

Si è fatta sentire fin da subito la vicinanza del presidente iraniano, Massoud Pezeshkian, che non solo ha espresso cordoglio alle famiglie delle vittime, ma ha detto che sulla vicenda sarà aperta subito un’inchiesta. «Pur esprimendo il mio profondo rammarico e la mia solidarietà alle vittime dell’incidente nella provincia di Hormozgan, ordino un’indagine», ha dichiarato su X, mandando sul luogo dell’accaduto il ministro dell’Interno, Eskandar Momeni. «Finché l’incendio non sarà completamente spento, sarà difficile fare una dichiarazione accurata e precisa sulla causa e sulla natura dell’incidente», ha chiarito la portavoce del governo di Teheran, Fatemeh Mohajerani.

Come in Libano

La dinamica ha ricordato quella tristemente nota dell’esplosione nel porto di Beirut, in Libano, nel 2020, nella quale persero la vita 218 persone e furono ferite circa 7mila. La tragedia fu associata alla detonazione di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio, confiscate sei anni prima dal governo libanese da una nave abbandonata e depositate nel porto senza misure di sicurezza adeguate.

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