SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Equalize, i pm: «Pazzali può usare gli hacker per avere notizie sull’inchiesta»

Elementi inquietanti emergono dagli atti depositati dal pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi e dal collega della Dna Antonello Ardituro sull’inchiesta inerente i dossieraggi illegali di Equalize. Il rischio, è che Enrico Pazzali, presunto capo dell’organizzazione, continui a usare gli hacker anche per spiare chat e mail degli investigatori e avere notizie sull'indagine.…
pazzali la russa
(Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Elementi inquietanti emergono dagli atti depositati dal pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi e dal collega della Dna Antonello Ardituro sull’inchiesta inerente i dossieraggi illegali di Equalize. Il rischio, è che Enrico Pazzali, presunto capo dell’organizzazione, continui a usare gli hacker anche per spiare chat e mail degli investigatori e avere notizie sull’indagine. Una lista di altri nomi di obiettivi dei report, realizzati su commissione o per gli interessi del presidente auto sospesosi di Fondazione Fiera Milano. E la descrizione passo passo da parte dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo, morto una settimana fa, del “sistema illecito”, con l’ombra dei legami con apparati di intelligence, come quei “lavori” fatti per i “cugini israeliani”.

Gli atti

Le carte sono state messe a disposizione per l’udienza del Riesame del 19 marzo, dopo che la Procura ha chiesto dodici misure in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, finito ai domiciliari su decisione del gip, e i domiciliari per tre, tra cui Pazzali e Gabriele Pegoraro, hacker e collaboratore esterno del gruppo. Secondo l’accusa, c’è il “concreto pericolo” che Pazzali, con amicizie, a detta di Gallo, tra vertici delle forze dell’ordine e servizi segreti da cui avrebbe avuto anche soffiate sulle indagini, possa “acquisire informazioni segrete” entrando nei dispositivi degli investigatori. E ciò proprio grazie ai servizi di Pegoraro o altri hacker. Pazzali, capace di usare, per i pm, anche la “forza del ricatto”, sarebbe stato pure “a conoscenza” delle testimonianze che venivano acquisite nell’inchiesta sulle cyber-spie.

Le rivelazioni

Tantissimi i nomi oscurati negli atti. Pazzali, come ricostruito dai pm anche sulla base delle parole di Gallo, andò a Roma “per acquisire informazioni” sull’indagine, dato che “era impazzito” quando aveva saputo che poteva essere sotto inchiesta. E quando tornò a Milano disse che “effettivamente” un’inchiesta c’era e che era “coinvolto anche Gallo”. Avrebbe saputo pure il tema: la raccolta “degli Sdi”, gli accessi abusivi alla banca dati delle forze dell’ordine, attraverso funzionari infedeli. Dalle centinaia di pagine, tra verbali e informative, oltre ad emergere il “potere decisionale” di Pazzali che, come ha detto Calamucci, chiedeva “continuamente report” e un aggiornamento “settimanale” sulle commesse, vengono a galla tanti altri nomi di “target” dei presunti dossieraggi. Non sempre sono stati riscontrati accessi abusivi alle banche dati. Come si evince dalle analisi sui dispositivi di Pazzali, ci sarebbero stati report anche sull’ex ministro Corrado Passera, su Massimo Ferrari di Webuild, sul manager Fabrizio Candoni, sul deputato del Pd Claudio Mancini, su Giovanni Pavesi, direttore amministrativo dell’Agenzia italiana del farmaco.

ARGOMENTI

attualità
cronaca
dda
enrico pazzali
equalize
inchiesta
Milano

CORRELATI

array(3) {
  [0]=>
  int(414554)
  [1]=>
  int(414508)
  [2]=>
  int(414505)
}

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!