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Ennesimo suicidio in carcere, detenuto si toglie la vita in cella a Verona: il 18esimo dall’inizio dell’anno

Un 69enne senegalese, detenuto nel carcere di Verona Montorio, si è tolto la vita nel pomeriggio di ieri, domenica 17 marzo, impiccandosi con un laccio rudimentale all'interno della sua cella. A darne notizia è il sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, attraverso il suo segretario generale Gennarino De Fazio, sottolineando che dall'inizio dell'anno si sono tolti la…
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Un 69enne senegalese, detenuto nel carcere di Verona Montorio, si è tolto la vita nel pomeriggio di ieri, domenica 17 marzo, impiccandosi con un laccio rudimentale all’interno della sua cella.

A darne notizia è il sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, attraverso il suo segretario generale Gennarino De Fazio, sottolineando che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita 18 detenuti e un operatore.

De Fazio afferma che «il carcere, lungi dall’essere strumento di recupero e risocializzazione, è ormai luogo di morte e di sofferenze atroci, per detenuti e lavoratori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria che vedono svilito e mortificato il proprio diuturno sacrificio».

Anche a Verona, sottolinea De Fazio, «la situazione complessiva risente del grave sovraffollamento generale e della straordinaria penuria di agenti della Polizia penitenziaria. Sono 590 i reclusi presenti a fronte di soli 318 posti disponibili, gestiti da 318 operatori di Polizia penitenziaria, quando ne necessiterebbero almeno 420. Del resto a livello nazionale sono 16mila i detenuti oltre la capienza, mentre ammontano a oltre 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria, la quale subisce carichi di lavoro insostenibili e viene sottoposta a turnazioni massacranti con la compressione dei più elementari diritti, anche di rango costituzionale, nella sostanziale indifferenza delle istituzioni».

Di qui, dunque, l’appello al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al governo Meloni che, per il sindacalista, «hanno il dovere di fermare la carneficina in atto, così come hanno l’obbligo di legge, politico e morale di garantire condizioni di lavoro accettabili e dignitose alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria, che sono ormai stremati nelle forze e mortificati nel morale. Servono interventi immediati per deflazionare compiutamente il sovraffollamento detentivo, rafforzare gli organici degli agenti, garantire l’assistenza sanitaria e avviare riforme strutturali. Il sistema penitenziario è al collasso», conclude il sindacalista.

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