«La comunità italiana in America è tutta con Trump», a gridarlo è Paolo Colandrea, italiano e barese d’America, che 40 anni fa si è trasferito nella Grande Mela e ha portato avanti nella sua comunità la campagna elettorale del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La sua casa ha ovunque immagini elettorali, tra bandiere e coccarde.
Il sogno americano
«Siamo stati bene quando ha governato, per questo gli diamo di nuovo fiducia – afferma – ha attivato una politica economica giusta. Per esempio c’erano meno tasse se assumevamo almeno una persona. Molti di noi lo hanno fatto e le nostre aziende sono cresciute». Paolo ha l’amore per il teatro, il volontariato e una azienda nella ristorazione avviatissima. Non teme i dazi annunciati. Anzi. «Io ho fatto campagna elettorale, ma tra noi sono tanti i repubblicani. Vedrete che la guerra cesserà e anche la recessione. Noi migranti dall’Italia siamo trattati con i guanti, almeno chi tra noi ha voglia di mettersi in gioco e idee». Certo un contatto con l’Italia qui dall’altra parte del mondo c’è sempre, si prendono prodotti italiani spesso per cucinare (olio, mozzarelle, pomodoro, pasta), ma non si temono rincari, anche dopo l’annunciato rincaro sui dazi. «Io conosco Trump. Sono repubblicano da sempre – continua – farà bene».
Nella stessa comunità c’è Mara Pugliese, da 28 anni in America, una azienda di famiglia nella ristorazione e anche lei una vera e propria artista. Fa teatro nella comunità dei suoi connnazionali. «Sono anche io repubblicana. Non una trumpista sfegatata. – dice a telefono – qui a Princeston nessuno tra noi è stato convinto da Kamala Harris, è arrivata in seconda battuta. Quasi costretta. Nessuno la conosce, pur essendo stata con Biden. Trump invece è una garanzia. Dopo l’11 settembre qui c’è stata crisi e recessione, ci stiamo riprendendo. Ma dobbiamo difendere il sogno americano, le nostre idee».
In questo angolo d’America, a poca distanza dall’Università il neo presidente è stato sostenuto da tanti. «Il razzismo? Ma no – dice Mara – in realtà non è così evidente come viene raccontato in Italia. Noi italiani, almeno in questa zona, non lo abbiamo mai subito».