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E Tatarella “rivive” nella legge elettorale. La strategia per blindare il premierato

Pinuccio Tatarella rivive nelle ipotesi di riforma elettorale. Secondo quanto emerge da una ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, circa il summit della scorsa settimana a Palazzo Chigi tra i leader dei partiti del centrodestra, si vorrebbe mettere a punto una sorta di “piano B”, qualora la “madre di tutte le riforme”, come l’ha chiamata la premier Giorgia Meloni, quella del cosiddetto premierato e cioè l’elezione da parte del corpo elettorale del presidente del Consiglio dei ministri, dovesse arenarsi nei quattro passaggi parlamentari nelle due Camere, o se dovesse franare in un ipotetico referendum confermativo.

Il summit

Così, la presidente di Fratelli d’Italia, insieme ai suoi due vice al governo, Antonio Tajani di Forza Italia e Matteo Salvini della Lega, a cui si sono uniti Maurizio Lupi di Noi Moderati e la ministra per le riforme, Elisabette Casellati, hanno ipotizzato di “rivedere la legge elettorale”, anche perché sempre nei giorni scorsi, forte è stato il dibattito sul ritorno al proporzionale. Secondo quanto filtra, l’idea di base è quella di far riferimento proprio alla legge che porta il nome del “ministro dell’armonia”, come era noto il leader della destra pugliese negli anni Novanta del secolo scorso, e cioè al Tatarellum, il sistema elettorale adottato per i consigli regionali che comprende anche l’elezione diretta del Governatore. La suggestione affonda sulla tenuta dei governi negli enti territoriali, grazie al premio di maggioranza alla coalizione vincente. In pratica si dovrebbe studiare una legge elettorale che non preveda riforme della Costituzione, come il premierato, così da poter essere approvata in modo spedito e senza essere sottoposta a referendum.

La prospettiva

Una legge, quindi, che come il Tatarellum, preveda coalizioni, sia proporzionale, da decidere se con le preferenze o con le liste bloccate, a turno unico e quindi senza il doppio turno, considerato una bestia nera dal centrodestra, e con l’indicazione e non l’elezione del candidato premier, così da evitare la riforma costituzionale e facendo in modo da legare la legislatura proprio al presidente del consiglio. In pratica un Tatarellum rivisto e corretto a scopo nazionale. Tale scenario, ovviamente non piace alle opposizioni. Anche perché è proprio la logica di coalizione a essere in discussione tra le minoranze, che stanno ragionando di correre alle elezioni ognuno per sé e riunirsi poi una volta chiuse le urne nelle aule parlamentari. L’esatto contrario del Tatarellum che, invece, si fonda proprio sull’idea delle coalizioni e delle aggregazioni, in modo da rafforzare il cosiddetto “bipolarismo”, tanto caro al politico barese che nei primi anni della seconda Repubblica si spese con energia proprio per consolidare lo schema, che ha caratterizzato oltre un ventennio, di alternativa tra centrodestra e centrosinistra.

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