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Due anni dal massacro del 7 ottobre: Israele tra commemorazioni e negoziati per la pace

Il 7 ottobre 2023 rimarrà scolpito nella memoria di Israele come il giorno più sanguinoso della sua storia recente. Alle 6:29 del mattino, una pioggia di razzi e un’incursione terrestre da parte di Hamas, denominata “Operazione Diluvio di al-Aqsa”, colpirono il territorio israeliano, causando la morte di 1.200 persone tra civili e militari e il…
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Il 7 ottobre 2023 rimarrà scolpito nella memoria di Israele come il giorno più sanguinoso della sua storia recente. Alle 6:29 del mattino, una pioggia di razzi e un’incursione terrestre da parte di Hamas, denominata “Operazione Diluvio di al-Aqsa”, colpirono il territorio israeliano, causando la morte di 1.200 persone tra civili e militari e il rapimento di 250 ostaggi. Tra le vittime civili, 364 giovani persero la vita durante il festival musicale Supernova nei pressi della Striscia di Gaza. Le violenze non risparmiarono le donne, molte delle quali subirono abusi, mentre decine di famiglie furono colpite dalla perdita dei loro cari.

La risposta israeliana fu immediata e devastante: l’avvio di una campagna militare su Gaza ha portato, secondo stime ufficiali, a oltre 67mila morti e 167mila feriti, per lo più donne e bambini. Tra gli ostaggi, 48 rimangono nelle mani di Hamas, di cui 20 probabilmente vivi, mentre 26 sono stati confermati morti, forti le preoccupazioni per le condizioni di altri due. Il dramma umanitario continua a scuotere la comunità internazionale, con l’Onu e organizzazioni umanitarie che chiedono il rilascio immediato dei prigionieri e l’accesso agli aiuti nella Striscia.

L’anniversario

Oggi, nel secondo anniversario, Israele ricorda le vittime con cerimonie e minuti di silenzio sul luogo dell’attacco, a Tel Aviv e nei piccoli kibbutz colpiti, comunità agricola volontaria. Parallelamente, a Sharm el-Sheikh si tengono negoziati indiretti tra Israele, Hamas e mediatori internazionali per il rilascio degli ostaggi e la prima fase del piano di pace proposto dall’amministrazione Trump. La politica internazionale resta divisa: mentre leader come Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen sottolineano la necessità di una pace duratura e del ritorno degli ostaggi, altri come il presidente turco Erdogan criticano l’operato del governo israeliano come maggiore minaccia regionale.

Due anni dopo, il 7 ottobre resta simbolo di dolore e divisione, ma anche di tentativi diplomatici di fermare un conflitto che continua a mietere vittime civili. Il futuro di Gaza e delle relazioni israelo-palestinesi resta incerto, tra memoria delle vittime e speranza di una tregua concreta.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 «Il 7 ottobre del 2023 rimane e rimarrà nelle coscienze come una pagina turpe della storia: un vile attacco terroristico che avvenne contro inermi cittadini israeliani, recando grave danno alla causa della pace e della reciproca sicurezza in Palestina. Una ferita che ha colpito ogni popolo». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«L’orrore e la condanna, pubblicamente e ripetutamente espressa, per la violenza crudele e inaccettabile delle armi di Israele – che fa pagare alla popolazione di Gaza un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione, cui è indispensabile porre fine, con la necessità che Israele applichi con pienezza le norme del diritto internazionale umanitario – non attenua orrore e condanna per la raccapricciante ed efferata violenza consumata quel giorno da Hamas», ha aggiunto il Capo di Stato.

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