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Dopo l’addio all’Agenzia delle Entrate, Ruffini si affaccia in politica con “Comunità Democratica”

Nella “sala Biagi” del palazzo della Regione Lombardia a Milano, si sono riuniti i nomi, alcuni di loro grandi, della politica dell’ultimo decennio. L’occasione? L’annuncio di “Comunità Democratica”, grande alleanza che vuole raccogliere il sostegno di coloro che negli ultimi anni sono stati relegati ai margini della vita politica, di accogliere Ernesto Maria Ruffini, alla prima uscita pubblica dopo essersi dimesso dal suo ruolo di direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ad appoggiare il nuovo disegno di centro ci sono anche Graziano Del Rio, ex ministro del governo, Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare, Maria Elena Boschi, e il presidente della regione Lombardia Giuseppe Sala. Anche l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha affidato un suo pensiero tramite un video messaggio.

Il progetto

Ruffini mette subito in chiaro quali sono le velleità all’interno di “Comunità Democratica”: riequilibrare la “barca” politica che spesso ondeggia troppo a destra o a sinistra. «Non si tratta di costruire nuovi partiti, nuove aree all’interno di partiti, si tratta di coinvolgere nuovi elettori – sostiene l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate – i cittadini sono i veri protagonisti della storia di qualunque paese, è questo il primo passo per fare politica. Il bene comune è troppo importante per ridurlo alla sfida tra persone».

Il dubbio

Non è che con la creazione di questa nuova entità politica si venga a creare ulteriore frammentazione nel centrosinistra? Il rischio è più vivo che mai e sarebbe una storia già vista in passato. Ruffini però è convinto di poter pescare dal bacino degli astenuti con idee fresche. «Da elettore del centrosinistra, penso che ancora molto si possa fare per costruire una proposta convincente. Abbiamo tanto da dire e da ascoltare sulla questione climatica, sui giovani, sulla politica del lavoro e industriale, sul fenomeno delle migrazioni, sul rispetto dei diritti civili e sulla rinascita dei nazionalismi, sulla difesa della libertà e sulla tutela della salute».

Ruffini leader?

Che quello di Ruffini sia un nome interessante ne è certo il senatore del Partito Democratico Valter Verini, ma che possa avere il peso giusto nella bilancia politica è ancora troppo presto per dirlo. «Sarà questo anno e mezzo o due che ci separa dalle elezioni a far maturare le leadership in grado di tessere la tela necessaria per costruire non solo un’opposizione, ma una vera alternativa» ha precisato Verini che ha poi rimarcato l’importanza di costruire alleanze da basi solide e idee in comune e facendo un paragone con la stagione dell’Ulivo degli anni ’90. «Le alleanze devono basarsi su punti programmatici comuni perché senza accordi sulle questioni fondamentali si rischia di ripetere gli errori dell’Unione del 2006, che metteva insieme tutto e il contrario di tutto, con un governo precario sostenuto da un solo voto al Senato»

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