«I paesi europei saranno soggetti a dazi doganali». Per Donald Trump, presidente americano fresco di insediamento nello studio Ovale, questo è l’unico modo affinché gli Stati Uniti vengano trattati correttamente. Non è solo una delle nuove trovate del magnate americano per recuperare lo minus valenza degli scambi tra Vecchio e Nuovo Continente, ma una vera e propria minaccia. Negli ultimi anni l’Europa aveva aumentato il volume delle esportazioni negli Stati Uniti che, con le varie tasse al settore delle Big Tech, a quello del petrolio e dell’automotive“ di vecchia generazione” ne era rimasta scottata.
«L’Ue è molto cattiva con noi. Ci trattano molto male. Non ci prendono le auto o i prodotti agricoli. In realtà, non prendono molto -, ha detto il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo – quindi sono buoni per i dazi doganali». Già durante la sua campagna presidenziale, dal sapore piuttosto nazionalista, Trump aveva denunciato il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Unione Europea, paragonando il blocco a “una piccola Cina” che trae profitto dalla principale potenza economica mondiale. «Abbiamo un deficit commerciale con l’Ue di 350 miliardi di dollari – ha insistito martedì scorso – la Cina è aggressiva ma non è solo la Cina. Anche altri paesi sono grandi aggressori».
La risposta europea
«Le prime tre settimane del 2025 – dice durante la plenaria del Parlamento Ue Von der Leyen a Strasburgo – sono uno scorcio del cambiamento che sta arrivando nella politica globale. Siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica». Senza sconti o giri di parole la presidente fa capire come questa nuova dinamica dominerà sempre di più le relazioni tra i principali attori del mercato globale. «Le regole di ingaggio stanno cambiando. Noi in Europa potremmo non apprezzare questa nuova realtà, ma dobbiamo farci i conti. I nostri valori non cambiano. Ma per difenderli, alcune cose devono cambiare».
Passando dalle parole ai fatti: dall’inizio del mandato sono state concluse tre nuove partnership con Mercosur, Messico e Svizzera, oltre al rilancio dei negoziati con la Malesia, che portano il totale degli accordi a 35 negli ultimi anni. Partnership che, a detta della stessa Von der Leyen, «Aprono nuovi e dinamici mercati di esportazione. Proteggono i nostri prodotti distintivi e settori chiave come l’agricoltura. E garantiscono il nostro accesso a minerali essenziali e energia pulita».
La reazione dei mercati
Al termine delle contrattazioni le borse europee hanno dato segnali discordanti: il Dax di Francoforte segna +1,04% con 21.260,36 punti, l’indice Cac 40 di Parigi +0,86% a 7.837,40, l’Ftse 100 di Londra è appena sotto la parità a -0,04% con 8.545,08. A Milano l’indice Ftse Mib chiude a -0,57% con 35.854,07 punti.