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Difesa, parla Crosetto: «Truppe italiane a Kiev? Meglio una missione Onu»

In merito all’invio di truppe italiane in Ucraina il ministro della Difesa, Guido Crosetto, glissa in un’intervista rilasciata a Repubblica e La Stampa. «Questo dibattito è surreale e prematuro allo stesso tempo – ha affermato – Perché la tregua sarà figlia di condizioni che devono andare bene a tutti, e quindi anche ai russi». In ogni caso, ha sottolineato, sul fronte tra Ucraina e Russia vedrebbe bene prima o poi i caschi blu dell’Onu, missioni a cui «l’Italia ha sempre partecipato, mi piacerebbe vedere una missione internazionale di peace-keeping che unisca quasi tutto il mondo, come in Libano».

Il piano di sicurezza

Stando alle indiscrezioni riportate dai due quotidiani in previsione dell’aumento della spesa per la difesa nazionale si starebbe pensando di arruolare nell’esercito tra i 30 e i 40mila militari in più rispetto a quelli attuali, in un arco temporale tra cinque e otto anni. Un numero che porterebbe la capacità difensiva italiana ad aumentare di un terzo arrivando alla soglia di circa 135mila soldati, tra ordinari e non riservisti. Il piano di sicurezza nazionale, così strutturato dallo Stato maggiore della Difesa su indicazioni del ministro Crosetto, avrebbe come obiettivo ultimo quello di colmare i lunghi anni di disimpegno militare italiano rispetto agli altri Paesi della Nato.

La spesa per la difesa

L’aumento della spesa per la difesa sarà possibile anche grazie al piano ReArm Europe presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nei giorni scorsi. Grazie alla clausola di salvaguardia, ogni Paese Ue potrà allargare le maglie economiche nel settore, anche se dovrà sempre fare i conti con il bilancio statale tra deficit e debito pubblico. L’Italia, al momento, è tra i Paesi della Nato, quello che spende meno nel reparto della difesa, basti pensare che per il 2025 ha destinato l’1,57% del Prodotto Interno Lordo. Una statistica negativa (che comprende anche Spagna, Belgio, Canada e altri Paesi dell’Alleanza atlantica) che ha messo in discussione il rapporto tra Unione europea e Stati Uniti. Dal momento in cui ha ripreso il potere Trump alla Casa Bianca, si sono infatti moltiplicate le richieste affinché anche i Paesi Ue contribuissero in modo considerevole alla causa militare della Nato portando la soglia minima di spesa al 5% del Pil. In un’audizione al Parlamento lo scorso gennaio, il capo di stato maggiore dell’esercito, Carmine Masiello, aveva già parlato di investimenti in previsione per l’incremento dell’organico.

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