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Def, nel 2025 il debito andrà oltre i 3mila miliardi. Giorgetti: «Agiremo per migliorare»

Il debito pubblico italiano è destinato a superare la soglia dei 3 trilioni di euro il prossimo anno, precisamente raggiungendo i 3.109 miliardi. Da lì, è previsto un ulteriore aumento a oltre 3.200 miliardi nel 2026 e 3.300 nel 2027, secondo le proiezioni dei dati del Def, approvato dal governo senza fornire i numeri "programmatici"…

Il debito pubblico italiano è destinato a superare la soglia dei 3 trilioni di euro il prossimo anno, precisamente raggiungendo i 3.109 miliardi. Da lì, è previsto un ulteriore aumento a oltre 3.200 miliardi nel 2026 e 3.300 nel 2027, secondo le proiezioni dei dati del Def, approvato dal governo senza fornire i numeri “programmatici” che includono le misure previste nella prossima manovra. Questo è stato giustificato con il prossimo ingresso in vigore delle nuove regole di bilancio europee.

Il Ministro Giancarlo Giorgetti, nella sua premessa, afferma che il rapporto debito/PIL nei prossimi tre anni «tenderà leggermente a risalire a causa dei costi aggiuntivi legati al Superbonus. Questa tendenza, secondo le stime contenute nel documento, dovrebbe arrestarsi nel 2026, per poi iniziare una fase di riduzione nel 2027. A partire dal 2028, con la diminuzione degli effetti legati al Superbonus e il miglioramento del bilancio grazie alle nuove regole, il rapporto debito/PIL dovrebbe iniziare a scendere rapidamente. Si prevede che entro il 2031 scenderà al di sotto del 134% “a seguito della piena attuazione delle riforme del Pnrr».

Giorgetti, oltre a confermare che il “rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro avrà la priorità”, senza però specificare le fonti di finanziamento, ha anche confermato una notizia già nota: il governo intende richiedere alla Commissione europea “un’estensione a sette anni dell’aggiustamento di finanza pubblica necessario” basato sul nuovo Patto di Stabilità, che prevede una costante e significativa riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL nel tempo. Questo permetterebbe di distribuire su un periodo più lungo la necessaria riduzione del deficit strutturale.

Il piano fiscale strutturale, che deve essere approvato entro il 20 settembre, anticipa il Def, «si baserà sui risultati già ottenuti con il Pnrr, consolidando gli investimenti e le riforme, in particolare per quanto riguarda la transizione ecologica e digitale. Allo stesso tempo, il Piano risponderà alle esigenze di investimento nella difesa e agli obiettivi cruciali di miglioramento dell’equità sociale e della ripresa demografica del Paese».

Nonostante mantenga segrete le carte sugli interventi futuri, il governo si impegna «ad adottare misure per intervenire sul profilo del deficit, migliorandolo ulteriormente attraverso una revisione della disciplina dei crediti d’imposta, con l’obiettivo di riportarlo al di sotto del 3% entro il 2026 e di mantenere valori in linea con la Nadef anche per il 2025 e il 2026. Le azioni del governo saranno mirate a migliorare non solo i saldi di competenza, ma anche quelli di cassa, al fine di ridurre il rapporto debito/PIL anche nel breve periodo».

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