Nonostante le aspettative e le richieste del mondo imprenditoriale, la situazione legata alla Decontribuzione Sud è ancora in stallo. Le aziende del Mezzogiorno, in particolare quelle pugliesi, continuano a navigare nell’incertezza. La misura, che prevede uno sgravio contributivo per le piccole e medie imprese del Sud Italia, avrebbe dovuto rappresentare un aiuto concreto per sostenere la crescita occupazionale e la stabilizzazione della forza lavoro. Tuttavia, le complessità burocratiche e i ritardi nelle procedure stanno mettendo a dura prova gli imprenditori, che denunciano difficoltà sempre maggiori nella gestione dei costi e nella pianificazione delle assunzioni. La proroga della misura era stata fortemente voluta dall’ex ministro degli Affari europei e attuale vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto: «Nella consapevolezza – aveva sottolineato – che si tratta di uno strumento molto importante per l’economia e l’occupazione del nostro Mezzogiorno».
I ritardi
Purtroppo, però, i ritardi nel rilascio dei codici necessari per applicare la Decontribuzione stanno rallentando i processi amministrativi, con un impatto diretto sull’operatività aziendale. Senza indicazioni precise da parte degli enti preposti, molte imprese si trovano nell’impossibilità di usufruire dello sgravio fiscale, dovendo far fronte a costi che, nelle loro previsioni, l’agevolazione avrebbe dovuto rendere più leggeri.
L’aliquota
Oltre ai ritardi burocratici, resta il nodo della riduzione progressiva dello sgravio contributivo. L’aliquota della Decontribuzione Sud per il 2025 passerà infatti dal 30 al 25%, con un tetto massimo di 145 euro al mese per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2024. Questa percentuale si ridurrà ulteriormente negli anni successivi, fino ad arrivare al 15% nel 2029, con un massimo di 75 euro mensili per ciascun lavoratore. Le piccole e medie imprese del Mezzogiorno, già alle prese con difficoltà strutturali e con un accesso al credito spesso limitato, potrebbero così vedere ridursi le opportunità di crescita.
Il pressing
Di fronte a questo scenario, cresce la pressione sulle istituzioni affinché forniscano risposte rapide e concrete. Il rischio, altrimenti, è che le imprese meridionali vengano ulteriormente penalizzate, con un impatto negativo sull’occupazione e sul tessuto economico del Sud. In un contesto già complesso, caratterizzato da una crescita ancora fragile e da difficoltà strutturali irrisolte, la mancanza di certezze sugli sgravi contributivi potrebbe, insomma, rappresentare un freno ulteriore allo sviluppo. L’obiettivo è scongiurare un’ulteriore fase di immobilismo che danneggerebbe imprese e lavoratori. Il tempo stringe e la competitività del Mezzogiorno non può permettersi ulteriori ritardi.